Bergamo, fatture false per oltre 1 milione: sequestrati beni per oltre 800 mila euro

Le indagini sono partite da una verifica fiscale avviata nei confronti di una società immobiliare di Romano di Lombardia, segnalata per operazioni sospette

Guardia di Finanza in azione a Bergamo

Guardia di Finanza in azione a Bergamo

Bergamo, 1 gugno 2020 - La Guardia di finanza di Bergamo ha eseguito un sequestro preventivo per la confisca per un valore di 800mila euro, pari al profitto di una frode fiscale nella quale sono coinvolte tre aziende del settore edilizio operanti nella bassa Bergamasca.

Le indagini, avviate nel 2019, sono partite da una verifica fiscale che le Fiamme Gialle avevano avviato nei confronti di una società immobiliare di Romano di Lombardia, segnalata per operazioni sospette. Nel corso degli anni nei conti e nelle dichiarazioni fiscali dell'azienda erano state annotate fatture false per circa 1 milione di euro. I gestori dell'azienda avevano inoltre utilizzato artifici contabili per diminuire il reddito imponibile per oltre 400mila euro. L'evasione fiscale è stata complessivamente quantificata in 800mila euro. Tutti espedienti utilizzati per evadere le imposte dirette e l’Iva dovuta allo Stato, un’evasione complessivamente quantificata in 800 mila euro.

Le indagini hanno permesso di individuare il vero amministratore della società, un 54enne della provincia di Bergamo, ritenuto il principale artefice della frode, responsabile della gestione dell'azienda che solo formalmente è stata intestata alla sorella. I militari sono anche risaliti a un'altra società, sempre gestita dal principale indagato, intestata a una 43enne, che non ha mai presentato le dichiarazioni fiscali, utilizzata esclusivamente per emettere fatture false per oltre 1 milione di euro.

I tre amministratori di fatto e di diritto delle società coinvolte nella frode dovranno ora rispondere a vario titolo dei reati di omessa presentazione di dichiarazione, dichiarazione fraudolenta ed emissione di fatture false, ipotesi delittuose che hanno retto al vaglio del Tribunale del Riesame di Bergamo che ha concesso il sequestro a seguito di appello della Procura della Repubblica.