Finanza arresta falso prete, lui respinge tutte le accuse

Il sedicente "don Leo" è accusato di aver raggirato e spillato denaro a persone anche in grave stato di prostrazione, spacciandosi di volta in volta per fantomatici preti

L'arresto da parte della Guardia di Finanza (De Pascale)

L'arresto da parte della Guardia di Finanza (De Pascale)

Bergamo, 20 maggio 2017 - Ha respinto le accuse che gli sono contestate il sedicente 'don Leo', leccese di 41 anni, residente a Napoli, arrestato giovedì pomeriggio dai militari della Guardia di Finanza con l'accusa di aver raggirato e spillato denaro a persone anche in grave stato di prostrazione, spacciandosi  di volta in volta per fantomatici preti, don Leo Scandenberg e don Mimmo De Benedictis, ma anche per l'ex procuratote capo di Bergamo e successivamente capo dell'Arac lombarda (Agenzia regionale anticorruzione), Francesco Dettori e per Domenico Airoma, procuratore aggiunto di Napoli Nord.

L'uomo, assistito dall'avvocato Rocco Di Sogra, è stato interrogato stamattina nel carcere di Bergamo dal gip Federica Gaudino. Davanti al giudice si è detto sorpreso del suo arresto e ha respinto le contestazioni, fornendo anche elementi che dovranno essere vagliati dal sostituto procuratore titolare dell'inchiesta, Gianluigi Dettori, e che, secondo Castriota, fornirebbero elementi utili per scagionarlo. "Per ora - ha detto subito dopo l'interrogatorio di garanzia l'avvocato Di Sogra - non voglio e non posso aggiungere altro. Ma la vicenda è tutt'altro che chiusa. Con gli elementi che abbiamo fornito, speriamo di riuscire a dimostrare l'innocenza del mio assistito". 'Don Leo' ha negato anche di aver intascato 100mila euro dal conto corrente di Olimpo Calderoli, il padre della donna che nel 2013 aveva ucciso la figlioletta e poi si era tolta la vita, il quale non si rassegnava alla tesi dell'omicidio-suicidio (il caso è stato archiviato). Secondo quanto denunciato dal figlio, dal conto corrente del padre sarebbero spariti 100mila euro. Ad oggi, però non è stato dimostrato che le cifre sparite siano finite al sedicente sacerdote: in favore di quest'ultimo i passaggi di denaro documentati si limitano a 2.050 euro. Secondo l'accusa, l'uomo, presentatosi a casa di Olimpo Calderoli come don Leo Scandenberg (si erano conosciuti attraverso una sensitiva), avrebbe fatto credere di avere contatti con persone importanti, magistrati anche, per far riaprire il caso.