Caso Yara, è morta la madre di Bossetti. Ha sempre difeso il figlio

Ester Arzuffi, donna dei misteri nel caso Ignoto 1. Dalla ricerca del Dna al figlio condannato

Ester Arzuffi, madre di Massimo Giuseppe Bossetti

Ester Arzuffi, madre di Massimo Giuseppe Bossetti

Bergamo, 30 aprile 2018 - Se n'è andata nelle prime ore di ieri mattina con i suoi segreti, i misteri, la sua ‘verità’ che non ha mai smesso di difendere contro tutto e contro tutti, contro la scienza e le evidenze. Se n’è andata con il carico di dolore accumulato in questi anni, dopo l’arresto del figlio Massimo Giuseppe Bossetti, accusato dell’omicidio di Yara Gambirasio e condannato all’ergastolo nei primi due gradi di giudizio. Ester Arzuffi è morta a 71 anni all’ospedale di Ponte San Pietro, dopo una lotta contro un male senza pietà. Viveva a Terno d’Isola, nell’Isola bergamasca. Bossetti, detenuto nel carcere di Bergamo, aveva potuto recarsi al capezzale della madre per tre volte, l’ultima venerdì scorso. E’ stata la gemella Laura Letizia a comunicargli la scomparsa della madre. Bossetti è scoppiato in lacrime. I difensori, Claudio Salvagni e Paolo Camporini, chiederanno che il muratore di Mapello possa presenziare ai funerali, fissati per domani mattina in forma strettamente privata. 

Inizia nel pomeriggio del 16 giugno del 2014, un lunedì, in una stanza del comando provinciale dei carabinieri di Bergamo, un feuilleton drammatico e triste. Il crollo improvviso e verticale delle sicurezze più elementari in una famiglia. Quel giorno Ester Arzuffi apprende che il figlio è stato blindato, sotto il peso di un’accusa terribile, infamante. Apprende il responso della genetica, che Massimo (venuto al mondo il 28 ottobre del 1970) non è figlio del marito Giovanni, ma di Giuseppe Benedetto Guerinoni, autista di pullman morto nel 1999, vicino di casa a Parre, protagonista con Ester di un amore clandestino. E’ di Massimo il Dna rimasto impresso sugli indumenti di Yara, la tredicenne di Brembate di Sopra che l’assassino ha abbandonato, agonizzante, in un campo incolto a Chignolo d’Isola. Quel pomeriggio, davanti alla nuora Marita Comi, la moglie di Massimo, che l’affronta con i pugni al cielo, Ester nega. Negherà sempre. Anche quando gli esami fatti eseguire dalla famiglia daranno lo stesso esito. Anche quando i test riveleranno che neppure Fabio, nato nel ‘75, ha Bossetti senior come padre naturale così come la paternità non è di Guerinoni. Azzarderà la congettura di essere stata inseminata a sua insaputa e rimedierà una querela dalla vedova e dalle figlie di un ginecologo. Nello stesso tempo non avrà mai un solo attimo di cedimento nella difesa dell’innocenza del figlio.

Dopo 46 giorni Ester e il marito possono incontrare il figlio detenuto. Giovanni Bossetti muore, a 73 anni, il giorno di Natale del 2015. Citata come teste, Ester compare nell’aula della Corte d’Assise di Bergamo un pomeriggio di febbraio del 2016, giacca a vento e pantaloni neri, occhiali scuri, capelli corvini ravvivati da una ciocca viola. Il tempo di annunciare che sceglie il silenzio, mentre il figlio pare volerla divorare con gli occhi. Anche la nuora Marita è chiamata a deporre: un vallo sempre più largo, incolmabile, divide ormai le due donne che nemmeno si sfiorano il giorno della sentenza che consegna Massimo Bossetti all’ergastolo. 

Ester non perde una udienza del processo d’appello, a Brescia, seduta accanto alla figlia. Attende l’esito di una camera di consiglio che si protrae per quindici ore. E’ mezzanotte e mezzo del 18 luglio di un anno fa, quando il presidente Enrico Fischetti legge la sentenza che ribadisce il carcere a vita per Massimo Bossetti. Ester Arzuffi vuole essere sicura di avere compreso bene. «E allora?», chiede alla figlia. «Allora è all’ergastolo», è la risposta di Laura Letizia.