Entratico, omicidio Errico: "Lasciato agonizzante tra le fiamme"

Nuovi inquietanti particolari per la morte nell’ottobre 2018 del professore 58enne

La Cascina dei fiori teatro del delitto

La Cascina dei fiori teatro del delitto

Bergamo - Era agonizzante quando venne appiccato il fuoco per eliminare ogni traccia. Una fine atroce quella del professore Cosimo Errico, 58 anni, docente all’istituto per chimici “Natta“ di Bergamo, ucciso nella notte del 3 ottobre del 2018 nella sua “Cascina dei fiori“ a Entratico, una sorta di struttura didattica che ospitava scolaresche ma che affittava anche per le feste di laurea e compleanno. Prima l’aggressione, le 23 coltellate ricevute, ferite di punta e taglio. Undici fendenti al capo e altre dodici sul resto del corpo, in particolare sulle mani e gli avambracci. Per ucciderlo è stato usato un coltello robusto (arma mai trovata) con una lama molto affilata. Per il delitto è in carcere Pal Surinder, 58 anni, cittadino indiano, a processo da detenuto (è difeso dall’avvocato Agazzi) mentre il connazionale, Mandip Singh, 39 anni, (assistito dall’avvocato Abbatiello) è imputato (libero) per favoreggiamento. La sera dell’omicidio Errico era nella sala bar della cascina, davanti al frigorifero trovato aperto.

Il docente, come ha spiegato in aula il medico legale Yao Chen, incaricata dalla procura di effettuare l’autopsia, aveva tagli alle mani perché «ha cercato di parare i colpi, una difesa passiva. Ma i colpi sono stati tanti e anche importanti che hanno provocato un sanguinamento massivo». Seppur con tutte quelle lesioni, il professore era agonizzante. Da cosa lo si è percepito?, ha chiesto il pm Carmen Santoro al consulente. Risposta: «Dalla poca quantità di monossido di carbonio (pari all’8,4 per cento) trovato nel suo corpo». Ma ieri è stata anche la giornata sul banco dei testi del figlio della vittima, Simone Errico, 35 anni. Il giovane ha ripercorso la sera dell’omicidio del padre. «Al mio arrivo in cascina le luci erano spente. Ma la catena della porta principale dell’ingresso era solo appoggiata». Poi la macabra scoperta: «Mio padre era a terra, davanti al frigorifero, folgorato». 

Simone ha raccontato del rapporto del padre con i dipendenti della cascina, tra cui anche l’imputato e il connazionale, di cui ogni tanto si lamentava. Dei regali che talvolta faceva loro, dei soldi che aveva prestato a Pal Surinder per il permesso di soggiorno. C’erano stati dei furti alla cascina ma solo quando si organizzavano feste e le vittime erano alcuni dei partecipanti.  Infine, sono stati sentiti il luogotenente della Scientifica del Nucleo investigativo dei carabinieri di Bergamo, che ha parlato dei rilievi alla cascina con il luminol, tracce di sangue oltre che nella sala bar, lungo le scale, al tastino del quadro generale dell’interruttore generale, nel magazzino degli attrezzi. E delle impronte rilevate sulle scale, alcune nitide, lasciate da uno che voleva allontanarsi in tutta fretta. Infine i due militari del Ris hanno confermato per le fiamme è stata usata benzina e che il sangue trovato è della vittima.