E così la Valle Brembana si ritrovò sott’acqua

Mezzoldo, Piazzatorre, Lenna, Camerata, San Giovanni Bianco e San Pellegrino furono i paesi più colpiti e si contarono cinque vittime

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Le avvisaglie. Da tre giorni piove incessantemente. Il fiume Brembo, già colmo, sembra ad un passo dal rompere gli argini e tracimare. Alla stazione metereologica di Olmo al Brembo, in Alta Valle Brembana, vengono segnalati 245 millimetri di pioggia, un evento eccezionale che si materializza in tutta la sua drammaticità sabato 18 luglio 1987. Trentacinque anni fa, e la Valle Brembana vive uno dei giorni più tragici della sua storia: l’alluvione. Vi furono cinque vittime, paesi isolati, ponti e strade distrutti, danni ingenti, una ferita enorme che segnerà la valle per anni. Mezzoldo, Piazzatorre, Lenna, Camerata Cornello, San Giovanni Bianco, San Pellegrino Terme furono tra i paesi più colpiti. Un fiume di acqua e di macerie che invase case e strade e cancellò la statale della Valle Brembana in quattordici punti tra Lenna e San Pellegrino. A causa dell’alluvione tutti i paesi dell’alto Brembo rimasero isolati e centinaia di villeggianti vennero portati a valle con l’ausilio degli elicotteri. Ma la valanga di fango e acqua provocò soprattutto cinque vittime: Romeo Cortinovis, di Lenna, annegò mentre portava al riparo l’auto nel garage; Angelo Salvetti, di San Giovanni Bianco, rimase bloccato con l’auto in panne sulla strada di Mezzoldo: il suo corpo venne ritrovato tre giorni dopo a Canonica d’Adda; Paola Tornaghi, di Sesto San Giovanni, sorpresa dal nubifragio a Mezzoldo, fu recuperata fra Olmo al Brembo e Piazza Brembana. I corpi di Marco Tamburrini, di Milano, e di Barbara Orlando, di Longuelo, non sono stati più recuperati. Una ferita per la storia della Valle Brembana, una delle pagine più drammatiche: frane, smottamenti, strade e ponti distrutti, linee telefoniche ed elettriche interrotte, tubature del gas, dell’acqua e delle fognature saltate, paesi isolati e aziende danneggiate misero in ginocchio l’intera comunità.

Centinaia i turisti che raggiunsero il fondovalle incamminandosi lungo i sentieri o lungo strade alternative. Per una settimana San Pellegrino fu raggiungibile solo passando per Dossena. Ornica e Piazzatorre uscirono dall’isolamento il 20 luglio, Valtorta il 25, Mezzoldo solo 31 luglio, dopo 13 giorni. Per ricordare le vittime a Foppolo era prevista la tradizionale fiaccolata fino alla cima del monte Cadelle dove è stato posato un angelo a tre facce, ma è stata annullata per pericolo di incendio. Francesco Donadoni