Le figlie al Denuncia Day di Bergamo: "Lasciate senza notizie fino alla morte"

Le storie drammatiche ai tempi del virus

Sara e Chiara Invernizzi

Sara e Chiara Invernizzi

Bergamo, 11 giugno 2020 - Arrivano davanti alla Procura intorno alle 8. Qualcuno con la foto in mano del papà che non c’è più. Le loro sono storie drammatiche ora si sono tradotte in esposti curati dagli avvocati. Ecco il primo “Denuncia day“ organizzato dal comitato “Noi denunceremo- Verità e giustizia per le vittime del Covid-19“, guidato dal suo referente, il commercialista Luca Fusco, di Brusaporto (Bergamo) che ha perso il papà per il Coronavirus.

Nato più di due mesi fa da un post su Facebook, ora il comitato conta 56mila iscrizioni. Cinquanta le denunce depositate. Come quella delle sorelle Chiara e Sara Invernizzi, di Azzano San Paolo, che hanno perso il papà Armando, 66anni, elettricista, morto al Papa Giovanni XXIII. "La prima sera in cui aveva la febbre stava lavorando a un trasloco e, pur non sentendosi benissimo, aveva smontato un armadio con le mani, da solo. Il 28 febbraio nostra madre ha preso la macchina e l’ha portato al Papa Giovanni". Il 4 marzo l’ingresso in Terapia intensiva, da allora la famiglia non ha più visto il papà, morto il 27 marzo. 

"Nei polmoni aveva il 30% di trombosi. Quando è stato trasferito in Terapia intensiva, intubato, da quel momento abbiamo potuto parlare solo con i medici. Un giorno ci dicono che stava migliorando, il giorno dopo invece che non ce l’avrebbe fatta. Sono passati così più di venti giorni, terminati con la notizia della morte. È stato terribile. Abbiamo visto nostro padre per 5 minuti, era irriconoscibile, 25 chili in meno, dimostrava vent’anni di più. Si è chiuso così un mese d’inferno. Ci rendiamo conto che anche per un’eccellenza come il Papa Giovanni il numero di pazienti è andato oltre le possibilità degli operatori sanitari. Ma qualcuno dev’essere responsabile anche di questo".

O la storia di Cristina Longhini, farmacista di Bergamo. "La mia è la storia di una figlia che ha perso il papà, Claudio Alessandro, papà sano, nonno felice. Il 2 marzo si ammala, in una settimana peggiora. Ci siamo sentiti abbandonati. Il 12 marzo papà risulta positivo al tampone, il 18 peggiora. Mi hanno ridato le sue cose in un sacco dell’immondizia".