Delitto Errico, troppi dubbi. Così il giudice ha assolto

Bergamo, le moti vazioni della sentenza che ha scagionato i due indiani che erano accusati dell’omicidio del professore che viveva a Entratico

Il professore del Natta Cosimo Errico

Il professore del Natta Cosimo Errico

Bergamo - «La storia di questo processo evidenzia come il percorso seguito dall’accusa sia caratterizzato da dubbi, perplessità e incertezza che nascono dai dati reali e non ipotetici, e soprattutto manifesta come molti aspetti della vicenda portano a conclusioni diverse rispetto a quelle prospettate della condotta che Pal Surinder avrebbe posto in essere per giungere all’uccisione di Cosimo Errico emergono aspetti che destano dubbi e perplessità". È uno dei passi delle motivazioni del processo in Assise (giudice Giovanni Petillo) dell’omicidio del professore del Natta Cosimo Errico avvenuto la sera del 3 ottobre 2018 (tra le 18.40 e le 19) alla Cascina dei fiori, a Entratico.

Un processo indiziario, dove l’arma del delitto, con tutta probabilità un coltello con cui l’assassino ha inferto 23 colpi, non è stata mai trovata. Una aggressione brutale e feroce da parte di qualcuno che aveva in quel modo voluto così sfogare un rancore, una rabbia accumulati verso la vittima per vicende personali vissute e non piuttosto la reazione di un ladro sorpreso a rubare. Due imputati , entrambi indiani, che avevano lavorato per Errico alla cascina, finiti a processo: sono stati assolti. Pal Surinder, 59 anni, "per non aver commesso il fatto", e il connazionale Mandip Singh, 40 anni, perché "il fatto non sussiste", cioè aver favorito il connazionale, mentendo. Il pm Carmen Santoro aveva chiesto la condanna a 24 anni per Pal Surinder, a 4 anni per Mandip Singh.

Per la corte il percorso intrapreso dall’accusa è stato a ostacoli, a volte aggirati per giungere alla meta. E come se si fosse partiti dalla convinzione che Pal è stato l’assassino di Errico e poi sono andati a cercare gli elementi per poter avvalorare questa tesi. E così facendo si è trascurato di considerare che nessuna traccia che potesse collegare l’imputato alla vittima sia stata rinvenuta, nè sulla persona e sulla bici di Surinder. Ma quando non sono state trovate tracce (ad esempio l’arma del delitto, la scarpe Carrera, e gli abiti) allora è spuntato Mandip Singh che li avrebbe fatti sparire. Secondo la ricostruzione dell’accusa, Pal Surinder quel pomeriggio del 3 ottobre 2018, terminato il lavoro alla Cascina dei Fiori a Entratico, sarebbe tornato a casa a Casazza in bici assieme al connazionale Singh Mandip, pure in bici. Poi sarebbe tornato alla cascina con la finalità di rubare i soldi che Cosimo Errico aveva lasciato. Ma sorpreso dal datore di lavoro avrebbe reagito brutalmente. Valutazione, secondo la corte, che non convince dal momento che Pal lavorava alla cascina da diversi anni e avrebbe dovuto ben conoscere le abitudini di Errico che era solito intrattenersi fino a tardi.