Delitto di Colognola, due anni di buio e l’archiviazione si sta avvicinando

La polizia ha indagato a 360 gradi ma fino ad ora nessun risultato

La polizia sul luogo del delitto

La polizia sul luogo del delitto

Bergamo, 20 dicembre 2018 - E' stata esplorata ogni pista, da quella del lavoro, a quella sentimentale, fino alla rapina finita in tragedia. Niente riscontri. Gli uomini della Squadra mobile hanno “studiato” e confrontato altri delitti e rapine (come quella avvenuta nel Parco Litta, ad Affori) per cercare elementi che potessero suggerire qualche spunto investigativo. Risultato: a due anni di distanza, quello della manager Daniela Roveri, 48 anni, rimane ancora un delitto circondato da un fitto mistero. E un’archiviazione sempre più possibile.

Sono passati 24 mesi da quella sera del 20 dicembre 2016, quando la Roveri venne brutalmente uccisa con una coltellata alla gola. Un solo fendente. La vittima, che lavorava come responsabile alla Icra di San Paolo d’Argon, era nell’androne di casa, in via Keplero 11, a Colognola, dove viveva con la madre. Un omicidio che a distanza di tanto tempo è ancora avvolto nel mistero e su cui la procura di Bergamo, nonostante approfondite indagini, non è ancora riuscita a fare luce. Il 22 febbraio scadranno i due anni (dopo la seconda proroga) a disposizione del pm. Se non ci saranno sviluppi prima di quella data il caso viaggerà verso l’archiviazione con la possibilità comunque di una riapertura. Al di là delle varie ipotesi, resta un dato: quel Dna isolato in due tracce, su una guancia e sotto le unghie della vittima. La polizia ha isolato una traccia biologica da cui è stato estratto soltanto l’aplotipo Y, che può al massimo indicare che il soggetto è un maschio. L’arma, probabilmente un coltello, non è mai stata trovata. Così come la borsetta con dentro l’iPhone della manager, fatta sparire probabilmente per cancellare possibili tracce. La mamma della vittima, Silvana Arvati, preferisce mantenere il basso profilo, e a chi suona al citofono di casa risponde con garbo di non disturbare. Il dolore è troppo forte.