Omicidio di Curno, parla la sorella della vittima: "Marisa vive dentro me"

La testimonianza e il dolore della donna scampata al killer della sorella

Deborha Sartori in una foto felice con la sorella

BG//OMICIDIO A CURNO IN VIA 4 NOVEMBRE==DA SX DEBORHA SARTORI (FERITA) E LA SORELLA MARISA SARTORI LA VITTIMA//FOTO DE PASCALE

Curno (Bergamo), 13 marzo 2019 - Indossa una maglietta rosso mattone. Capelli raccolti che la cadono lungo le spalle. Jeans tagliati, a un braccio un nastrino nero con cui, durante l’intervista, spesso giocherella. Seduta davanti a lei la madre Giusi. Per la prima volta, da quel maledetto 2 febbraio, sera in cui, a Curno, nel garage di casa dei genitori, venne uccisa sua sorella Marisa Sartori, 25 anni, e lei ferita. Deborha, 23 anni, ha deciso di rompere il silenzio. L’appuntamento è nello studio dell’avvocato Marcella Micheletti, impegnata anche nell’associazione “Aiuto Donna, un centro antiviolenza, a cui Marisa e Deborha si erano rivolte, consigliate dai Servizi sociali.

Come sta?

"Meglio (lo dice mentre mostra le tre ferite: una sotto al seno, al fianco, e allo sterno rimarginate con molti punti). Mi sono ripresa, non sono ancora al cento per cento, come vorrei. Ad esempio faccio fatica a muovere il braccio. Non sono ancora tornata al lavoro, faccio la cameriera, ma presto conto di riprendere".

Cosa ricorda di quella sera?

"Intorno alle sei mi soni sentita con Marisa. Dopo la denuncia non rientrava dal lavoro da sola: le ho detto che sarei andata a prenderla io (Marisa faceva la parrucchiera a Mozzo, ndr). Tre giorni prima lui (Deborha non nomina mai l’assassino di sua sorella con il nome) si era appostato sopra il garage: conosceva ogni spostamento. Ricordo delle urla, quello sì. Poi ho cercato di salire a casa e con il cellulare ho ho chiamato il 112. E da quel momento più nulla. Mi sono svegliata la domenica in ospedale. Quando mi sono svegliata ho chiesto se Marisa fosse viva o morta. Ora spero che paghi per tutto il male che ha fatto".

Marisa era innamorata di Ezzedine Arjoun?

"All’inizio. Lei è stata anche in Tunisia. Ma poi le cose sono mutate. Io dicevo a Marisa: “Cosa ti tiene attaccato a lui? Lei mi rispondeva: “Cosa faccio, dove vado, non ho amici, ho 25 anni e non so cosa fare. Io ho cercato di aiutarla i tutti i modi: non so se ho fatto poco e troppo. Non riusciva a sganciarsi. Fino a settembre, quando le ho sentito dire basta: siamo nel 2017. Aveva paura. Lui all’inizio non parlava parlava nemmeno italiano. Sapevo che era una brutta persona".

Questa vicenda ha scosso l’opinione pubblica: boom di denunce, lei ha lanciato appelli.

"L’ho detto al corteo dell’8 marzo. Finalmente le donne hanno trovato la forza di dire basta. Oggi fortunatamente se ne sa di più grazie anche a questa associazioni. Ma le forze dell’ordine dovrebbero fare di più, come con Marisa".

L’ultimo ricordo di Marisa.

"Un audio che mi aveva inviato e in cui mi diceva che non lo voleva più vedere. Voleva rifarsi una vita".

Al processo ci sarà?

"Sicuramente, lo voglio vedere in faccia"

Va a trovare spesso sua sorella al cimitero

"Non molto, però me la immagino come un albero che continua a vivere".