Omicidio di Curno, la verità del killer di Marisa Sartori

Ezzedine Arjoun sarà interrogato oggi in carcere per l’omicidio dell'ex moglie

Via IV Novembre

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Curno (Bergamo), 6 febbraio 2019 - Marisa, ieri, avrebbe dovuto festeggiare il suo compleanno: 26 anni. E già immaginava una nuova vita, dopo mesi di inferno che le aveva fatto vivere quell’uomo a cui voleva bene. Il suo ex marito, il tunisino Ezzedine Arjoun, 35 anni, era diventato un violento, lei pensava di essere in grado di gestirlo proprio nella convinzione che il sentimento che provava avrebbe avuto il sopravvento. Quando si sono sposati in Tunisia, nel 2012, lei aveva solo 19 anni. Il ritorno in Italia, una prima tappa a Sorisole poi a Sant’Omobono, dove i due hanno vissuto per qualche tempo. Ma già lì Marisa aveva cominciato a parlare di separazione, tant’è che ad aprile era tornata a vivere a Curno, a casa dei genitori, mamma Giusi e papà Roberto, e con la sorella Deborha, 23 anni, in attesa di formalizzare l’atto in comune.

Lei però, non aveva fatto un passo indietro, era decisa, ma non c’è stato tempo. Ezzedine Arjoun (difeso dall’avvocato Rocco Di Sogra) questa mattina alle 10 sarà interrogato in carcere per la convalida dell’arresto dal gip Lucia Graziosi. E questa è l’occasione per parlare, se lo vorrà. Voleva chiarire delle cose, è stata la sue versione al pm Fabrizio Gaverini, e ai carabineiri, sabato notte nella caserma di Curno, dopo aver accoltellato la ex moglie e ferito gravemente la sorella Deborha (fuori pericolo: si è svegliata dal coma e ha parlato con la mamma). Ma la denuncia raccolta dall’avvocato Marcella Micheletti, del Centro aiuto donna, a cui il 28 gennaio si era rivolta la vittima, dice altro. La storia di una ragazza che si era innamorata di Ezzedine, diventato violento.

I genitori di Marisa l’avevano messa in guardia: «Quel tipo non fa per te. Ti rende la vita difficile». E dalla denuncia emerge un quadro tutt’altro che rassicurante, dove si parla di minacce, aggressioni, girava con un coltello, un taser, era convinto che dopo il matrimonio Marisa gli appartenesse e per questo non accettava la separazione. Sabato la tragedia. Domani sarà conferito l’incarico per l’autopsia al dottor Matteo Marchesi, del Papa Giovanni XXIII, e l’esame stabilirà con quante coltellate è stata uccisa. Nel frattempo proseguono gli accertamenti sulle condizioni psico-fisiche del tunisino, se sabato aveva assunto sostanze stupefacenti. Certamente aveva bevuto. Intanto il femminicidio di Curno è arrivato anche sui banchi del Senato. Ieri infatti la senatrice bergamasca Alessandra Gallone ha ricordato Marisa e nel suo intervento ha chiesto al Governo di investire risorse affinché le donne perseguitate non siano lasciate sole.