Covid, The Lancet celebra la battaglia

La prestigiosa rivista medica: "Il ruolo di associazioni come quella dei familiari è chiave per le istituzioni"

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Giusto una settimana fa il professor Andrea Crisanti, microbiologo dell’università di Padova, aveva depositato agli uffici della procura di Bergamo in qualità di consulente, la sua relazione. Un pamphlet corposo, di oltre dieci mila pagine di allegati da cui è emerso che i ritardi nella chiusura della Valle Seriana avrebbero provocato dalle 2mila alle 4mila vittime. Un dato pesante, nel contesto della mortalità di Bergamo tra fine febbraio e fine aprile del 2020: fu la più alta d’Europa sul totale della popolazione, con 3.100 vittime di Covid certificate, cioè sottoposte al tampone prima del decesso. Ora la più prestigiosa rivista medica al mondo, "The Lancet" con un articolo elogia il ruolo svolto dai familiari delle vittime del Covid che si richiamano nell’associazione #Sereniesempreuniti.

"L’evidenza antropologica dimostra che il ruolo di associazioni come quella dei familiari italiani delle vittime del covid è chiave per le istituzioni al fine di identificare e correggere gli errori nella risposta di sanità pubblica, cosa necessaria per supportare le comunità a prepararsi per future minacce infettive, come raccomandato dalla Community preparedness unit dell’Oms". Secondo quanto riportano i ricercatori su The Lancet "la decisione di non creare la zona rossa ad Alzano Lombardo e Nembro da parte del governo e di Regione Lombardia, quando la presenza del Covid-19 fu diagnosticata in alcune persone alla fine di febbraio 2020, viene vista come direttamente responsabile della diffusione dell’infezione in altre città attraverso la provincia di Bergamo (in modo particolare la Valle Seriana) e poi in tutta Europa". Il servizio, dal titolo "Riconoscere gli errori dell’Italia nella risposta al Covid-19" inizia con una menzione alla giornata dei defunti, in cui una trentina di familiari delle vittime della bergamasca si ritrovava a Roma per richiedere l’istituzione di una Commissione d’inchiesta sulla gestione della pandemia in Italia. La rivista si pone questa domanda: "Come una diversa risposta in termini di salute pubblica avrebbe potuto fermare l’epidemia da Covid-19 in provincia di Bergamo, che diventò famosa per le bare stipate negli ospedali, nelle chiese e nei cimiteri, trasportate dai camion militari verso i forni crematori?

La popolazione della Lombardia fu sconvolta dagli eventi e dall’inconsistenza della risposta da parte della sanità pubblica e delle autorità di governo, oltre che da un piano pandemico obsoleto e non attuato" hanno puntualizzato i quattro autori dell’articolo: Chiara Alfieri, Marc Rgrot, Alice Desclaux e Kelley Sams. "Quello di The Lancet è uno straordinario riconoscimento istituzionale che corona un lavoro certosino di ricerca documentale fatto negli ultimi due anni, ma è soprattutto un riconoscimento per quei cittadini che hanno deciso di portare in giudizio le istituzioni per fare in modo che si assumano le responsabilità di quanto avrebbero dovuto fare e non hanno fatto a scapito della vita di migliaia di persone che oggi potrebbero essere ancora tra noi", ha dichiarato l’avvocato Consuelo Locati del team legali dei famigliari delle vittime.

Francesco Donadoni