Gazzaniga, la tragica eredità del Covid: "Reinsegniamo anche a mangiare"

La gestione di una riabilitazione profonda anche per necessità “normali“

Il professor Dario Guerini Rocco, direttore della Riabilitazione a Gazzaniga

Il professor Dario Guerini Rocco, direttore della Riabilitazione a Gazzaniga

Gazzaniga (Bergamo), 15 gennaio 2021 - Respirare e mangiare. Gesti naturali e imprescindibili. Eppure chi ha avuto il Covid - ed è stato ricoverato in terapia intensiva - ha bisogno, sembra incredibile a dirsi, di imparare nuovamente a compiere. E’ per questo che la riabilitazione è uno dei temi sul tavolo dall’emergenza Coronavirus, non meno rilevante degli altri. A Gazzaniga – uno degli ospedali afferenti all’Asst Bergamo Est – ha sede l’unità operativa complessa di riabilitazione. Lo staff è guidato dal dottor Dario Guerini Rocco. 

Dottore, che tipologia di pazienti arrivano nel suo reparto? "Pazienti che sono stati in terapia intensiva o sub intensiva e che presentano danni residuali. L’infezione da Covid può lasciarne di tipo neurologico e di tipo respiratorio. Noi qui ci occupiamo di entrambi".

Uno dei disturbi più comuni è quello della disfagia. Di che cosa si tratta e come lo trattate? "E’ un disturbo della deglutizione che impedisce il corretto transito di liquidi e cibi dal cavo orale all’apparato digerente. Di solito nei pazienti Covid è transitorio ed emerge più frequentemente in chi è stato in terapia intensiva. E’ importante trattarlo per evitare complicanze di tipo polmonare. La riabilitazione si basa su due elementi: un cambiamento della dieta e la rieducazione del distretto bucco-facciale e laringeo, di cui si occupano i logopedisti e i medici specialisti, come per esempio il fisiatra".

L’altro danno residuale del Covid è sicuramente quello legato al forte stress dei polmoni. "Una polmonite di questa rilevanza può provocare una fibrosi che impedisce ai polmoni di espandersi. La riabilitazione consiste nel rieducare il paziente a una corretta e coordinata respirazione attraverso esercizi specifici. In poche parole, insegniamo nuovamente alle persone a respirare e a renderle progressivamente indipendenti dall’ossigeno".

In tutti questi mesi c’è un caso che l’ha colpita più di altri? "E’ il caso di un paziente che ha avuto problemi dopo la fase di intubazione. E’ arrivato da noi che mangiava ma fuoriusciva cibo dalla tracheotomia. Abbiamo quindi deciso di non alimentarlo più per bocca e nel frattempo di sottoporlo a esercizi specifici. Solo con il miglioramento della disfagia, come confermato dall’esame strumentale di fibroscopia, si è ripresa l’alimentazione per via orale. Un caso complesso, che sarà anche oggetto di una comunicazione su una rivista internazionale".

A Gazzaniga da novembre è stato istituito un reparto “sub acuti post Covid“. Quanto è importante? "Molto, perché ospita quei pazienti ancora positivi che non necessitano più di cure intensive ma che non sono ancora pronti per tornare a casa. Per loro la riabilitazione è un passaggio importante, inoltre consente di accogliere pazienti nei reparti Covid".

Quindi, per concludere, la riabilitazione post Covid sia un percorso complesso all’interno dell’ulteriore percorso complesso della guarigione. "Proprio così. Il percorso inizia già nel reparto per acuti, dove il paziente stabilizzato viene valutato per l’eventuale inserimento in un percorso riabilitativo e rimesso in piedi dopo aver passato molte settimane a letto. Poi c’è il passaggio alla riabilitazione vera e propria, che dura in media venti giorni e il cui obiettivo è rendere il paziente pronto per tornare casa. La riabilitazione non finisce qui però perchè, attraverso un progetto specifico di telemedicina, assistiamo le persone anche da casa verso il progressivo passaggio dalla convalescenza alla normalità".