"Il piano pandemico è del 2006". A Bergamo ascoltato dirigente del Ministero

Ruocco si limita a dire: "Ho dato il mio contributo per fare chiarezza" mentre la Pm Maria Cristina Rota mette il sigillo sulla mancanza di aggiornamento del programma

Giuseppe Ruocco arriva in Procura

Giuseppe Ruocco arriva in Procura

Bergamo, 19 gennaio 2021 - Quello che sta emergendo è una drammatica realtà. Ovvero che l’unico piano pandemico del nostro Paese era quello del 2006, denominato anche piano antinfluenzale o virale. Gli altri piani, quello del 2016 e del 2017 altro non sono che un «copia incolla del primo». Lo ha fatto intendere il procuratore capo Antonio Chiappani. Quel piano aveva delle direttive, sei linea guida che nel 2006 che poi sono state ridotte a quattro. «Ciò che vogliamo anche sapere – ha aggiunto Chiappani – è se quelle linee guida sono state applicate». E proprio per fare chiarezza sulla verità dei piani non aggiornati, ieri alla Procura di Bergamo, che ha aperto un fascicolo per epidemia colposa, è stato sentito come persona infornata sui fatti Giuseppe Ruocco, un dirigente chiave del ministero della Salute.

E’ stato Dg del settore Prevenzione dal 2012 al 2014, prima di Ranieri Guerra, quindi responsabile del coordinamento per gli aspetti tecnici legati all’Expo e quindi direttore generale. Anni in cui ha ricoperto incarichi e in cui il Piano pandemico non è mai stato aggiornato, restando fermo ai contenuti del 2006. Attualmente segretario generale del ministero della Salute, Ruocco è stato sentito dai magistrati per circa sette ore. Ha fatto il suo ingresso negli uffici di piazza Dante alle 9,45 e ne uscito intorno alle 16.30.

All’audizione di Ruocco ha partecipato anche il virologo Andrea Crisanti, direttore del laboratorio di Microbiologia dell’università di Padova. Crisanti (la cui consulenza sarà depositata tra 30-40 giorni) era presente come consulente dei pm e per questo ha partecipato alle domande poste all’ex direttore generale del ministero della Salute. All’uscita, attorniato dai giornalisti, Ruocco si è limitato a dire : «Sono venuto per portare il mio contributo. Ho fatto chiarezza», e poi si è infilato nel taxi che lo stava aspettando.

Poco dopo è uscita il procuratore aggiunto, Maria Cristina Rota che ha spiegato: «Il piano pandemico nazionale è quello del 2006: è quanto ci è stato dichiarato». I magistrati vogliono capire se vi fosse, al Ministero, una consapevolezza sull’importanza del Piano pandemico, lo strumento che doveva dettare le linee guida da applicare in caso di epidemia o pandemia influenzale e soprattutto che doveva prevedere scorte di farmaci e dispositivi di protezione. Lo snodo risale al 2017, quando Ruocco era ancora al ministero, anche se non più alla Prevenzione. Il dg del settore di allora, Ranieri Guerra (destinato all’Oms), aveva scritto all’allora ministro della Salute, Lorenzin raccomandando un aggiornamento del Piano pandemico. Eppure, l’unico documento che risale a quell’anno è un nuovo Piano, ma identico a quello del 2006, non aggiornato nei contenuti.

Oggi nuove audizioni in Procura: altri due funzionari del ministero della Salute. Cosi anche nei prossimi giorni a dimostrazione che l’inchiesta della procura bergamasca ha fatto un salto di qualità. Poi un altro contributo importante potrà arrivare dalla consulenza del virologo Crisanti che potrebbe chiarire se tutti quei morti nel nostro territorio, martoriato dalla prima ondata della pandemia, si potevano evitare. Capire se era in atto un focolaio all’ospedale di Alzano Lombardo, dove la domenica 23 febbraio dello scorso venne chiuso il Pronto soccorso dopo la scoperta di un paio di casi. Dopo due ore però lo stesso accesso era stato riaperto.