Bariano, troppi strafalcioni: gli italiani a lezione di...italiano

Erroracci e imbarazzo. Una prof ha un’idea e lancia un corso di recupero per adulti: operai e impiegati si iscrivono al volo

Come si scrive?

Come si scrive?

Bergamo, 23 giugno 2018 - in un mondo dove l’uso della parola scritta, per colpa o per merito - dipende dai punti di vista - dei social network, è ormai preponderante nelle conversazioni, emergono con altrettanta prepotenza le lacune grammaticali e sintattiche degli italiani. L’oratoria politica, se così vogliamo chiamarla, non sta meglio se anche l’attuale vicepresidente del consiglio e ministro del lavoro spesso e volentieri è inciampato sui congiuntivi. A questa tendenza ha provato a porre rimedio il Comune di Bariano, piccolo centro della Bassa Bergamasca dove dalla fine di maggio è partito il corso «Cinque (ri)passi di grammatica». Cinque incontri, l’ultimo dei quali fissato per martedì. Quindici i partecipanti (ma le richieste erano molte di più) tra professionisti, impiegati, operai. Età media 40 anni. Il programma? Tempi verbali, costruzione della frase e molto altro. L’insegnante? Liliana Scifo, fresca di pensione dopo trent’anni passati ad insegnare lettere alla scuola media del paese. Proprio a lei abbiamo rivolto qualche domanda su questa esperienza che ha rimosso in gioco se stessa e i suoi alunni particolari. 

Professoressa, prima di tutto come è nata l’idea di questo corso di italiano per...italiani? «Stavo frequentando un corso di inglese qui a Bariano quando io e l’insegnante, che poi è una mia ex alunna, ci siamo accorti che la maggior parte degli iscritti, quando veniva menzionato il genitivo sassone o l’aggettivo qualificativo, non sapevano neanche lontanamente di cosa si stesse parlando. E allora mi sono detta: forse per apprendere una lingua straniera prima è necessario conoscere bene la nostra. E' nato tutto così, per puro caso»

Fin qui la nascita dell’idea, ma poi come ha fatto a concretizzarla e con quale obiettivo? «Io e la docente che si occupava del corso di inglese ne abbiamo parlato con l’assessore alla cultura Marino Lamera a cui è sembrata subito un’ottima idea. Poi è successo tutto molto rapidamente: abbiamo adottato il titolo "Cinque (ri)passi di grammatica" e pubblicizzato l’iniziativa suscitando subito un grande interesse da parte dei cittadini».

L’obiettivo? «Dare la possibilità ai cittadini di apprendere dei fondamenti per esprimersi correttamente attraverso la valorizzazione di una lingua straordinaria come l’italiano».

Quali sono stati gli argomenti più richiesti dai partecipanti? «Ci sono state molte domande anche sulla storia della nostra letteratura, ma sicuramente i verbi e la costruzione della frase sono stati al centro delle lezioni. Al giorno d’oggi spesso le conversazioni avvengono per scritto con i telefonini e in molti hanno ravvisato difficoltà a esprimersi in un italiano scritto corretto, non solo dal punto di vista ortografico»

In 30 anni di insegnamento lei avrà avuto centinaia di studenti. Ma che differenza c’è tra quei tanti ragazzi e questi adulti che si sono rimessi sui banchi? «L’approccio è diverso. La scuola è vissuta come un obbligo, come un qualcosa che si deve fare. In queste persone invece ho visto una grande motivazione, una grande voglia di imparare».

Si è data una spiegazione di tutto questo? «Ripeto, oggi l’uso della parola scritta è preponderante e lo scrivere ti obbliga a avere delle competenze. La scuola, specialmente alle superiori ma anche all’università, ha trascurato troppo le materie umanistiche e favore di quelle tecniche. Le conseguenze di questa tendenza sono tante e complesse e l’incapacità di esprimersi, sia per scritto che oralmente, è una di queste».

Martedì l’ultima lezione sarà una festa con una cena, come si fa a scuola a fine anno scolastico. Dove? «In pizzeria ovviamente. Piatto italiano più tipico della pizza d’altronde è difficile trovarne».