Coronavirus, errori e ritardi: la strage di Bergamo sul New York Times

Un'inchiesta ripercorre le indecisioni che hanno fatto pagare il prezzo più alto a questa provincia durante la prima ondata della pandemia

Bergamo, marzo 2020: i camion dell'esercito trasportano le bare

Bergamo, marzo 2020: i camion dell'esercito trasportano le bare

Bergamo, 29 novembre 2020 - "Uno dei più letali campi di sterminio del mondo occidentale". Così il New York Times definisce Bergamo, all'interno di un'ampia inchiesta dedicata alle conseguenze del coronavirus in una delle zone più colpite dalla pandemia duranta la prima ondata. 

 "I giorni perduti che hanno reso Bergamo una tragedia del coronavirus" è il titolo del servizio giornalistico pubblicato sul giornate statunitense, che analizza  "errori di gestione e ritardi burocratici hanno reso il bilancio molto peggiore di quel che doveva essere", si legge nell'articolo. Il giornale ripercorre nel dettaglio, anche con interviste, le drammatiche tappe della diffusione dell'epidemia, fin dai primi giorni quando le indicazioni erano di sottoporrre a esami solo "chi aveva legami con la Cina".

Solo il 20 febbraio - ricostruisce il New York Times -  Annalisa Malara, medico di Codogno, decise di "rompere il protocollo" e "testare un uomo che mostrava una polmonite che non rispondeva alle cure standard":  l'uomo sarebbe diventato il paziente zero, il primo caso accertato di Covid 19 in Italia.

L'inchiesta ricorda gli errori commessi nella gestione sanitaria e il contrasto tra governo centrale ed autorità locali, che generarono "dieci giorni di indecisione", con scelte che dovevano essere fatte ma non lo furono. E quando "l'Italia ha bloccato l'intera Regione e poi l'intero Paese, Bergamo era persa"