Coronavirus: "Noi, chiusi in casa malati e abbandonati"

Nonni, figli e nipoti con sintomi anche gravi, la denuncia di una famiglia di Mozzanica: "Non ci fanno nemmeno il tampone"

Tamponi

Tamponi

Mozzanica (Bergamo), 26 marzo 2020 - «Vorrei sapere perché i personaggi famosi, come gli sportivi, il tampone lo possono fare anche senza sintomi e noi, persone comuni, neanche avendo in famiglia qualcuno con sintomi". C’è rabbia e dolore nella voce di Carlo Manara, pensionato di 61 anni, mentre veglia nella villetta di Mozzanica i due genitori morenti, senza sapere se il sospetto di aver contratto il coronavirus sia fondato o meno. Nessuno può dirglielo, troppo violento lo tsunami di ricoveri e decessi che si è abbattuto su questa zona della provincia, una manciata di chilometri dagli ospedali di Treviglio e Romano, dove i pazienti con diagnosi di Covid-19 sono 250 e nelle ultime tre settimane i morti sono triplicati rispetto all’anno scorso. Una strage, che i dati ufficiali non sono ancora in grado di quantificare con esattezza, per la maggior parte di anziani. 

Come i genitori di Carlo, il papà di 91 anni e la mamma di 87. "Stavano bene – racconta Manara – fino a dodici giorni fa mio papà faceva qualche lavoretto nell’orto e lo stesso la mamma. Il 13 marzo il tracollo: la mamma non riusciva più reggersi in piedi. Dopo di lei è stato il turno di mio papà. Non avevano febbre né tosse eppure stavano male. Quando abbiamo letto sospetto coronavirus nella richiesta del medico per avere l’ossigeno a casa, è scattata la paura". 

La famiglia del signor Carlo, cinque fratelli con rispettive mogli e bambini, abita tutta nella stessa zona e tutti si sono trovati a gravitare intorno ai genitori malati per assisterli e fargli sentire l’affetto, nonostante tutto, intrappolati nell’incubo del sospetto. "Di noi cinque due hanno la febbre, anche alta, mio fratello ha tosse e perdita di olfatto e gusto. Per questo ci siamo spaventati, siamo circondati dai bambini, figli e nipoti, abbiamo paura soprattutto per loro". 

Il signor Carlo ha contattato i numeri verdi di emergenza per capire cosa fare. "Tutti gentilissimi, ma di fatto non hanno potuto fare altro che indirizzarmi alle Asl della zona. La nostra richiesta è semplice: siamo 25 persone, in un modo o nell’altro, venute a contatto con i miei genitori, almeno due di noi hanno sintomi gravi, chiediamo che ci vengano fatti i tamponi per sapere se abbiamo contratto la malattia oppure no. Tutti ci hanno risposto che non è possibile fare il tampone a casa. Se crediamo sia necessario, dobbiamo andare al pronto soccorso e farci assistere lì. Ma io non posso portare i miei genitori, in queste condizioni, al pronto soccorso, soprattutto con la situazione che c’è ora nell’ospedale di Treviglio. Vedo che ci sono calciatori che hanno fatto il tampone anche senza avere i sintomi e allora mi chiedo: siamo, cittadini di serie B? Non è giusto".