Combatteva l’Isis, bergamasco ucciso in Siria: ai familiari disse che partiva per lavoro

Giovanni Francesco Asperti è deceduto il 7 dicembre scorso. A Ponteranica si attende di capire quando rientrerà la salma

Giovanni Francesco Asperti

Giovanni Francesco Asperti

Bergamo, 8 gennaio 2019 - Giovanni Francesco Asperti, 50 anni, originario di Bergamo è morto los corso 7 dicembre in Siria mentre combatteva contro le milizie dello Stato Islamico ancora attive nel Paese. L’informazione – riportata dall’Agenzia Nova e da alcuni connazionali in passato impegnati nei combattimenti contro Daesh – è arrivata allle Ypg (Unità per la protezione dei popoli), il partito armato dei curdi nell’area al confine fra Turchia e Siria. La notizia della morte è stata poi confermata dalla Farnesina aggiungendo che il consolato a Erbil sta seguendo il caso con la massima attenzione ed è in contatto con i familiari del bergamasco.

A Ponteranica, centro di quasi settemila anime alle porte di Bergamo e ai piedi del monte della Maresana, si attende di capire in queste ore quando e se rientrerà in Italia la salma di Asperti.. La moglie Cristina è chiusa nell'appartamento di via Valbona, con i figli di 14 e 13 anni, e non vuole rilasciare dichiarazioni. Il marito, che avrebbe compiuto 54 anni il prossimo 23 gennaio, era partito il 27 luglio scorso da Malpensa ma a tutti i familiari aveva detto che sarebbe stato via per un viaggio di lavoro: aveva raccontato che avrebbe raggiunto una piattaforma petrolifera in Kuwait. Un racconto verosimile, visto che Asperti era laureato con il massimo dei voti in Economia e commercio alla Bocconi e aveva in passato lavorato per l'Eni, con missioni anche in Libia. Di recente si era specializzato nelle bonifiche dei pozzi petroliferi. Invece,poco prima di partire il manager aveva spedito ai familiari alcune lettere per spiegare che si sarebbe arruolato con i miliziani curdi. 

Pur essendo lui poco noto a Ponteranica, la sua famiglia è piuttosto conosciuta: al padre Pietro, morto nel 2004, medico condotto, militante del Pci e poi tra i fondatori del 'Manifesto' con Lucio Magri e Luigi Pintor, è intitolata la piazza del municipio. "Quanto ha fatto è inspiegabile - commenta Stefano, uno dei fratelli, filologo e preside della facoltà di Lettere e filosofia dell'Università La Sapienza di Roma -, siamo rimasti spiazzati. Mi chiedo se lo conoscessi davvero a fondo. La sua non è stata una scelta né religiosa né ideologica. Forse aveva un vuoto nella sua vita e, per riempirlo, ha cercato qualche ideale a cui non credeva davvero".