La ciclista-guerriera Claudia Cretti e la rinascita dopo l'incidente: torno per vincere

Sette mesi la terribile caduta in discesa durante una tappa del Giro d’Italia “rosa”: "Mi sono ripresa la mia vita e non voglio che nessun giorno sia sprecato"

Claudia Cretti

Claudia Cretti

Costa Volpino (Bergamo), 6 febbraio 2018 - «Come sto? Meglio, direi bene. Ho ricominciato ad andare in bici, a vedermi con i miei amici, sono andata anche a Montichiari a trovare le mie compagne della nazionale. Insomma, mi sono ripresa la mia vita e non voglio che nessun giorno sia sprecato». Quella vita che sette mesi fa le stava scivolando tragicamente via, dopo una brutta caduta in discesa della ciclista-guerriera durante una tappa del Giro d’Italia “rosa”. Claudia Cretti, ventunenne bergamasca, rimase tre settimane in coma nel reparto di rianimazione del “Rummo” di Benevento. Le preghiere degli amici, le lacrime dei genitori, le carezze del fratello e della sorella, le cure dei medici. L’amore di tutti a circondarla. Solo un miracolo poteva salvarla, e così è stato. Il risveglio, il trasferimento a Brescia per la riabilitazione, il ritorno in ottobre a Costa Volpino, la voglia di risalire in bici sin dal primo giorno. Oggi Claudia è un vulcano di energia, trasmette emozioni, dispensa sorrisi. #questameladevivincere, le aveva chiesto mamma Laura dopo il maledetto incontro col destino, e ora Claudia volta pagina. Pronta a rimettersi in sella. «Il motto è lottiamo, ridiamo, speriamo, viviamo. Del passato non ricordo più nulla. So solo di aver partecipato al Giro d’Italia, di avere sbandato e poi...».

E poi il tunnel. E dopo il tunnel la luce. E la vita che riparte.

«E allora le dico che sono felice, perché ho una famiglia splendida che mi sta sempre accanto e perché ho rimesso i piedi sui pedali, prima per le passeggiate con le mie amiche e poi per pedalate un po’... più impegnative. So che la strada da percorrere è lunga, ma io ci provo. Quest’anno niente gare, ma la mia società (Valcar) e le mie compagne mi aspettano. Per l’attività agonistica vedremo...».

Intanto papà Beppe e suo fratello Giacomo la seguono come un’ombra...

«Vero, sono loro che mi accompagnano. Quaranta, anche cinquanta chilometri al giorno con il Lago d’Iseo a far da sfondo. Fino a Tavernola, poi sosta per un caffè a Castro e qualche selfie, quindi il ritorno. Sono i luoghi in cui sono cresciuta e mi sono allenata».

Sembra quasi impossibile. Quando lei tornò a Costa Volpino non riusciva neppure a parlare...

«Vero, ma è stata la forza di volontà a farmi reagire. E poi l’affetto che ho ricevuto, dagli amici di Benevento ai miei concittadini».

Lei è credente?

«Sì, cattolica e anche praticante. Vado a messa ogni domenica, so che in tanti qui hanno pregato per me. La fede ha aiutato me e la mia famiglia a rinascere».

Prossima... tappa?

«Lo dico a bassa voce.. (sorride): fra un mese vorrei correre da sola. Papà e Giacomo hanno un po’ paura e anche a me fa piacere andare in bici con loro. Ma prima o poi dovrò “staccarmi”...».

La parola paura non fa parte del suo vocabolario...

«No, quando vado in bici mi sento sicura. Anzi, le dirò che adesso vado anche più forte, è il mio papà che dice di rallentare....».

Posso capirlo. Bici, casa e poi?

«Palestra con mia sorella e ciclomulino. E poi c’è la solita domanda del sabato mattina...».

Ci spieghi...

«Mi sveglio e chiedo a mia mamma: cosa faccio? L’università (Claudia è iscritta al terzo anno della Facoltà di Lingue a Trento) o il ciclismo?».

E mamma cosa risponde?

«Non ci pensa un secondo: tutte e due Claudia. Si sa, le mamme hanno sempre ragione».