Christo stregato dalla bellezza di Crespi D'Adda

Nel suo ultimo giorno italiano l’artista bulgaro fa visita al Villaggio Industriale: "Strano che la riqualificazione non abbia contributi dal governo"

Christo in visita all'ex cotonificio di Crespi d'Adda (foto Walter Carrera)

Christo in visita all'ex cotonificio di Crespi d'Adda (foto Walter Carrera)

Crespi d'Adda (Bergamo), 15 luglio 2016 - Ultimo giorno in Italia, ieri, per l’artista bulgaro Christo reduce dal successo dell’opera "The Floating Piers", che ha richiamato sul lago d’Iseo 1 milione e 200mila visitatori da ogni parte del mondo. Per salutare il nostro Paese, Christo ha visitato l’ex cotonificio di Crespi d’Adda, il villaggio operaio patrimonio dell’umanità dell’Unesco, realizzato alla fine dell’800 dalla famiglia Crespi, considerato tra i più fulgidi esempi di archeologia industriale e oggi di proprietà della famiglia Percassi. La visita a Crespi ha rappresentato una sorta di passaggio del testimone tra un’opera temporanea che dialoga con il paesaggio ed una esperienza industriale che per di più di un secolo ha costruito non solo un capolavoro urbanistico e architettonico, ma anche un paesaggio, una realtà industriale e sociale.

Ciò che della fabbrica oggi rimane, dopo la chiusura dell’esperienza produttiva e anni di degrado, correva il rischio di essere considerato quale "archeologia industriale": corpi abbandonati e rovine in attesa di una salvezza romantica, una "Pompei" industriale irrimediabilmente perduta. La Fabbrica, acquistata dal gruppo dell’imprenditore Antonio Percassi nel 2013, dopo 10 anni di abbandono e saccheggio, è ora oggetto di un grande progetto di riqualificazione e proprio su questo aspetto si è soffermato Christo. "Sono rimasto affascinato dagli spazi di alcuni edifici come l’ex tintoria e l’ ex tintoria del filo – ha detto il grande artista bulgaro – , per la qualità spaziale e la forza della luce naturale ma anche fortemente sorpreso che un’operazione di questo calibro non abbia dei contributi economici governativi come per esempio avviene in Germania, o contributi di Fondazioni" .

Christo ha poi fatto i complimenti ad Antonio Percassi per i primi lavori d’intervento già eseguiti (spazi per gli uffici provvisori), per come "la pre-esistenza contribuisce ad un’immagine totalmente nuova". "Quel mondo industriale – ha detto ancora Christo – non è più esperibile in questa nuova era, l’archecologia industriale, in alcuni esempi straordinari come quelli della Fabbrica di Crespi, ha lo stesso valore di un’epoca storica ormai irrecuperabile, ha lo stesso valore del rinascimento". Nei progetti per il futuro l’ex cotonificio riprenderà ad essere un luogo del lavoro, come lo era nel 1995 quando venne inserita nella lista dei siti Unesco e rimetterà la "produzione" al centro del processo urbano.

Oltre al quartier generale del Gruppo Percassi, troveranno spazio start-up e nuove aziende nel campo dell’innovazione e dei servizi, un nuovo museo e spazi espositivi, spazi per performances e conferenze, attività commerciali e un piccolo hotel. L’obiettivo, affrontato ieri mattina anche con Christo, è quello di far rivivere la Fabbrica anche al pubblico. L’arte contemporanea è una delle scommesse di questo processo di riqualificazione.