Morti sul Grignone, Christian e Riccardo amici per sempre: funerale unico

Lecco, i due alpinisti bergamaschi precipitati da una parete del Grignone, Christian Cornago e Riccardo Farina, sono le ultime vittime di due mesi tragici. L’esperto: "Non bisogna improvvisare"

Christian Cornago e Riccardo Farina

Christian Cornago e Riccardo Farina

Pasturo (Lecco) - Christian e Riccardo, due amici inseparabili nella vita come nella morte. Christian Cornago, 35 anni, autotrasportatore di animali e Riccardo Farina, perito farmaceutico di 38, avevano preso casa uno di fronte all’altro, nello stesso palazzo, sullo stesso pianerottolo, ad Almè (Bergamo). Erano insieme anche sabato, quando sono precipitati per 350 metri e hanno perso la vita nel canale di Sinistra del Grignone. Affronteranno insieme pure l’ultimo viaggio, con un unico funerale che verrà celebrato mercoledì.

Sono caduti nello stesso punto dove solo una settimana prima era scivolato Francesco Luiso, 33enne di Milano, nella variante di Sinistra del Canale Ovest, il couloir Zucchi, sulla Grigna Settentrionale appunto, una delle montagne simbolo della Lombardia.

"Tre morti in sette giorni sono troppi - dice Alex Torricini, 48 anni, che da 13 gestisce il rifugio Luigi Brioschi in cima ai 2.409 della vetta più alta del massiccio della Grigne - Ora basta". Ogni infortunio in montagna è a sé: a volte è provocato dall’imprudenza, altre dalle condizioni ambientali oppure dalla mancanza di equipaggiamento adatto, da banali distrazioni o errori pagati a prezzo troppo alto o semplicemente dall’ineluttabile.

"Spesso tuttavia manca la comprensione che alpinismo ed escursionismo non solo la stessa cosa, c’è troppa approssimazione nella valutazione del terreno e in tanti faticano a capire che cambiando versanti e percorsi mutano le condizioni e il campo di gioco – spiega il capanat di lungo corso, che conosce il Grignone come le proprie tasche e per questo lo affronta ogni volta con prudenza ed estremo rispetto – Attualmente il versante Sud è senza neve, ma presenta ghiaccio; quello Nord invece è innevato. Cimentarsi in itinerari diversi da quelli più semplici significa entrare nella sfera dell’alpinismo e alpinisti non ci si improvvisa".

Per percorrere vie alpinistiche si deve essere pronti a tutto, non solo all’errore, perfino alla caduta e al volo. "Bisogna avere tutto il materiale necessario, sempre. Ramponi e ramponcini, piccozza, corda, imbraco, caschetto, chiodi, perché l’ambiente muta ogni giorno. La montagna deve essere divertimento e gioia, non importa se lo zaino pesa un paio di chili in più. L’alpinismo – prosegue Torricini – è l’arte dell’armonia, della ricerca e del controllo di ogni centimetro di sé stessi fino a provare la sensazione di avere il controllo totale del proprio corpo e della propria vita e di portarla fino al culmine della via o fino alla vetta". È insomma una sorta di gioco dell’equilibrio, basta veramente poco per perderlo e insieme perdere anche la vita.