Chiude il ponte sull’Adda, camionisti in rivolta

Canonica, scatta il conto alla rovescia per l’operazione di restyling. Il portavoce degli autisti: "Niente pedaggio sull’A4 o falliremo"

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di Barbara Calderola

Manutenzione necessaria, cantiere in vista per il ponte che collega Vaprio e Canonica. Scatta immediatamente la protesta dei camionisti, preoccupati per il loro futuro: "Non possono rimanere solo vie a pagamento per noi. Ci vogliono morti".

Gianpietro Robbiati, portavoce dei bisonti dell’hinterland, è pronto a bloccare il traffico come in passato "se non si trova il prima possibile una soluzione condivisa e di buonsenso". Un’idea lui ce l’ha: "Niente pedaggio sull’autostrada A4, unica arteria rimasta per attraversare il fiume, per tutta la durata dell’intervento: circa cinque-sei mesi". L’emergenza sanitaria causata dal coronavirus ha spostato tutto a fine anno, mancano ancora gli ultimi dettagli, ma per la sistemazione dei tiranti consumati - 600mila euro il costo dell’intervento – è scattato il conto alla rovescia.

"Il problema è sempre lo stesso – spiega il sindacalista – superare il fiume Adda. A Trezzo circolano solo i colleghi che scaricano e caricano in città, a Cassano c’è lo stop sopra le 3,5 tonnellate, e con Vaprio chiuso noi dovremmo raggiungere Brivio, nel Lecchese, o accollarci il pedaggio sulla Milano-Venezia. Una situazione davvero assurda". Gli autotrasportatori hanno anche un “Piano B”.

"Riaprire pro-tempore entrambi i cavalcavia, Cassano e Trezzo, ed evitare così di farci fallire". Il problema è doppio: economico e "ancora peggio ‘tecnico’: possiamo guidare solamente poche ore al giorno, allungare i tragitti significa tagliare posti di lavoro. Il momento è già abbastanza difficile, senza aggiungere un altro carico".

"Quasi tutte le sere – racconta Gianpietro Robbiati - sono costretto a recuperare autisti che hanno raggiunto il limite a una manciata di chilometri da casa: Truccazzano, Albignano e dintorni. È una follia, non si può andare avanti così. Bisogna trovare una soluzione a questo problema". Robbiati ce l’ha anche con "le opere che purtroppo non finiscono mai", le bretelline taglia-code (a Cassano e Vaprio) che si aggiungono al restyling: "L’intervento è necessario, non vogliamo fare la fine di Genova, ma neanche trovarci in mezzo alla strada. Si deve tenere conto anche delle nostre esigenze".

Per avere il nuovo ponte sull’Adda, a Trezzo, pagherebbe oro: "Se ne parla da 25 anni, ma non si muove un mattone. Sicuramente morirò senza vedere la posa della prima pietra". Stesso giudizio severo sulla tangenzialina vapriese, che dovrebbe cancellare la strozzatura medievale che inchioda in fila ogni giorno quasi ventimila mezzi in attesa di fare la spola fra la sponda milanese e quella bergamasca sul viadotto che le collega da più di ciquant’anni anni.

Ora, le sue barre d’acciaio rivestite in calcestruzzo mostrano la corda, "e noi rientriamo in agonia. Come succede ogni volta che si mette mano a uno dei cavalcavia che servono per attraversare il fiume".

L’opera è attesa dal 2000, sembrava finalmente sbloccata ma la crisi sanitaria ha fatto slittare ancora una volta l’inizio delle operazioni.