Calusco, ponte sull'Adda chiuso? Mezz’ora di ritardo

Per coprire 266 metri, un percorso da 17 chilometri. Odissea fra Lecchese e Bergamasca

Il ponte San Michele bloccato dalle barriere

Il ponte San Michele bloccato dalle barriere

Calusco (Bergamo), 22 settembre 2018 - Adda coast to coast, andata e ritorno in un’ora, da Paderno a Calusco e da Calusco a Paderno. Fino a venerdì scorso ci sarebbero voluti non più di cinque minuti d’auto per attraversare avanti e indietro i 266 metri di lunghezza del San Michele, probabilmente molto meno con il semaforo verde. Da quando il San Michele è stato chiuso perché rischia di crollare le distanze e i tempi si sono però moltiplicati a dismisura. Provare per credere: ore 7.33, parto da Paderno dall’incrocio tra via Ugo Festini e la Sp 54, proprio davanti alle barriere che bloccano l’accesso al viadotto.

La strada è sgombra, quasi deserta, procedo senza intoppi fino all’incrocio con la Sp 56 a Robbiate: al semaforo c’è coda, ma solo dall’altra parte, verso la Sernovella e Verderio, mentre per svoltare a destra e proseguire per Imbersago devo attendere appena una manciata di secondi. Il traffico scorre veloce pure al “curvone Moratti”, davanti all’ingresso della villa dell’ex patron dell’Inter, dove invece di solito si verificano rallentamenti perché lì la provinciale si stringe. Per dover schiacciare il freno bisogna arrivare dopo la scalinata ai piedi del Santuario della Madonna del bosco, ma è questione di pochi attimi, poi si riprende a marciare. Pure l’innesto sulla Sp 342 Briantea a Brivio è abbastanza agevole, come l’imbocco e la traversata del ponte di Brivio. Il traffico sembra molto più sostenuto semmai lungo la direttrice opposta, affollata da una colonna di camionisti che si muovono a passo d’uomo, mentre per Villa d’Adda la circolazione continua a scorrere e piuttosto devo stare attento a non incappare negli autovelox di cui è disseminata la Sp 169 prima del tunnel che sbuca direttamente in via delle Industrie a Calusco.

Pure la Sp 166 è pressoché deserta e alle 7.59, 26 minuti e 17,6 chilometri più tardi, arrivo dall’altra parte del San Michele, sulla sponda bergamasca del fiume. Giusto il tempo di qualche foto ricordo e di invertire la marcia che alle 8.02 riparto per tornare al punto di partenza. Tutto fila liscio, proprio come all’andata, la colonna di qualche minuto prima sembra come sparita e l’unica preoccupazione è sempre quella di non correre troppo per evitare le multe. Il percorso è disseminato di cartelli di fortuna stampati su fogli di carta in formato A4 che indicano la chiusura del ponte e avvisano di deviazioni che in realtà non esistono, perché la strada è una sola ed è praticamente sempre dritta. Segnaletica a parte, alle 8.31, 29 minuti e i soliti 17,6 km dopo, arrivo di nuovo al San Michele, al via, come al Monopoli. Poco meno di un’ora, breve sosta compresa, per 35 chilometri di provinciali, vie di paese, semafori e incroci non è neppure molto. Prima però bastavano appunto cinque minuti e mezzo chilometro di strada tra andata e ritorno. Ora, con il San Michele chiuso, il viaggio dura dieci volte di più ed è 70 volte più lungo.