Calcio: accoltellò il cugino, condannato a 21 anni

In primo grado Musli Morina è stato ritenuto colpevole dell’omicidio avvenuto il 17 gennaio al termine di una lite per un debito di 50 euro

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di Francesco Donadoni

È stato condannato a 21 anni in primo grado Musli Morina, il ventenne kosovaro a processo con l’accusa di aver ucciso il cugino coetaneo Erion, il 17 gennaio a Calcio, colpendolo con quattro coltellate, una mortale, e poi gettandolo nel naviglio cremonese dopo averlo trascinato per 36 metri con la speranza che l’acqua lo portasse via. Il corpo fu trovato la mattina successiva da due operatori ecologici.

Per il pm, Silvia Marchina, il movente che avrebbe scatenato il violento litigio tra i due sarebbe stato un ammanco di 50 euro che l’imputato aveva dato alla vittima, in quella serata a base di alcol e cocaina. Per questo motivo la corte d’Assise, presieduta dal giudice Giovanni Petillo, ha riconosciuto anche l’aggravante dei futili motivi.

Musli, difeso dall’avvocato Benedetto Bonomo, era stato arrestato in casa la mattina stessa, nell’appartamento dove i due cugini abitavano. Per il medico legale il decesso è stato provocato da annegamento, ma la morte sarebbe comunque arrivata in 20 minuti per la ferita alla nuca, provocata da un coltello usato con una tale violenza da perforare il cranio.

I due cugini erano usciti da un bar di via Papa Giovanni XXIII per rientrare a casa. Le telecamere già dentro il locale mostrano Erion che aveva chiesto 50 euro a Musli. In strada i due si erano scazzottati, ma per la difesa alcuni passaggi mancano, come gli istanti a ridosso della colluttazione finale.

Nell’udienza dei giorni scorsi erano state ricostruite le fase del delitto, dalla lite alle botte e all’ultima, tragica sequenza in cui la vittima è trascinata esanime lungo una strada pubblica nella notte del 17 gennaio.

Al centro dell’udienza di ieri la replica dell’accusa che ha ribattuto ai dubbi sollevati dal legale di Musli. Il pm ha ritenuto che i colpi finali sferrati dall’imputato "quasi a tradimento, con una crudeltà impressionante" sono stati inferti con un coltello recuperato da Musli.

L’avvocato Benedetto Maria Bonomo ha dubitato che fosse Erion quello armato e che su entrambi abbiano pesato alcol e cocaina. Dalla posizione del braccio della vittima, piegato verso l’alto, Bonomo aveva dedotto che avesse lui il coltello, forse preso a casa, tra un parapiglia e l’altro. Per l’accusa, il braccio alzato era l’estremo tentativo di reagire alle aggressioni.

L’avvocato di Musli, dopo la lettura della sentenza, ha detto che attende di conoscere le motivazioni prima di decidere il passo successivo.

In aula uno zio e un cugino di Erion "Due famiglie distrutte. Erion era un bravo ragazzo, non meritava questa fine".