Albino, cadavere carbonizzato in auto: Vasyl trascorse la sera con amici

L’omicidio potrebbe essere maturato al termine di un litigio. E' questa la ricostruzione degli inquirenti prima dell'esame del dna di Rocco Sarubbi

Il luogo del ritrovamento della vettura data alle fiamme (De Pascale)

Il luogo del ritrovamento della vettura data alle fiamme (De Pascale)

Albino, 16 ottobre 2015 - Anche se non è ancora arrivato il test del Dna atteso ieri ed effettuato dai Ris di Parma su parti del corpo carbonizzato trovato domenica mattina ad Albino nel bagagliaio della Opel Vectra station wagon data alle fiamme, negli inquirenti cresce sempre più la convinzione che l’uomo ucciso sia proprio Vasyl Nykolyuk, 33 anni, cittadino ucraino regolare in Italia, sposato e padre di un bambino di 2 anni, un posto fisso come operaio alla Isc di Zogno e un appartamento in via Berizzi, a Bergamo, al civico 25. Molti e convergenti indizi portano suffragano questa ipotesi, che il dna potrebbe confernare in via definitiva. I carabinieri del Nucleo investigativo e i colleghi della Compagnia di Clusone hanno ricostruito le ultime ore dell’uomo, per cercare di trovare la soluzione di questo omicidio che non appare pianificato, ma scaturito, forse, a seguito di un litigio. Sabato, giorno libero dal lavoro, il 33enne si era infatti trovato a Stezzano a casa di un connazionale. Con loro c’erano altri amici ucraini che il 33enne frequentava con una certa periodicità e ora finiti tutti nel mirino dei carabinieri: è infatti in questo ambito che per gli inquirenti si può trovare la chiave del giallo di Albino. Quella sera, come risulta dai tabulati, Vasyl ha fatto numerose telefonate dirette ai connazionali. Intorno a mezzanotte il suo numero ha agganciato una cella situata in una zona sud di Bergamo: forse il gruppo si era spostato in un locale. E può darsi che lì sia maturato il delitto e consumato altrove, sicuramente in un luogo diverso da dove è stato appiccato il rogo alla Opel Vectra di Vasyl. Le fiamme, dunque, come un tentativo per porre rimedio a una situazione sfuggita di mano, cancellando con il fuoco possibile traccia. 

Ieri intanto all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo il dottor Marco Bellardini, dell’istituto di medicina legale di Pavia, ha effettuato l’autospia da per capire le modalità dell’omicidio. Dai primi accertamenti non sarebbero emersi segni di violenza, però non si è potuto stabilire se la vittima è stata uccisa con un’ arma da fuoco. E, visto come è stato ridotto il corpo, servirà altro tempo. Il pm Antonio Pansa, che coordina del indagini, ha disposto anche gli esami tossicologici.