Processo Bossetti: «E' un detenuto a rischio deve essere trasferito in comunità»

La richiesta dei suoi avvocati basata sulla consulenza psichiatrica. Lo psichiatra: "E' una persona provatissima, in gravissima sofferenza psichica. L’ho visto affranto" di Gabriele Moroni

Massimo Giuseppe Bossetti

Massimo Giuseppe Bossetti

Bergamo, 25 luglio 2015 - «Massimo Bossetti è un detenuto a rischio. Deve lasciare il carcere ed essere trasferito in una comunità terapeutica». È l’istanza che Claudio Salvagni e Paolo Camporini, difensori dell’uomo processato per l’omicidio di Yara Gambirasio, rivolgono alla Corte d’Assise di Bergamo. La richiesta è che il muratore di Mapello vada agli arresti domiciliari in una comunità della Bergamasca che ha già dato la sua disponibilità ad accoglierlo. La Corte deciderà dopo avere ascoltato il parere del pm Letizia Ruggeri. «Vogliamo - dice Salvagni - essere tranquilli con la nostra coscienza, viste la delicatezza del momento che sta vivendo Bossetti e la fragilità del suo attuale stato psicologico».

L’istanza è fondata su una relazione dello psichiatra Alessandro Meluzzi, consulente della difesa. Meluzzi aveva raggiunto in tutta fretta Bergamo da Ascoli Piceno, dove si trovava. Nella giornata di mercoledì aveva avuto un colloquio di circa un’ora con Bossetti. «È una persona – ha dichiarato subito dopo a “Il Giorno” - in gravissima sofferenza psichica. L’ho visto provatissimo, affranto. C’è il rischio che reiteri il suo gesto. Mi ha raccontato che già dall’inizio della detenzione si era munito di lacci e altro». Un tentato suicidio di Bossetti, compiuto stringendosi al collo una cintura, è stato smentito dalla procura di Bergamo e dal Sappe, il sindacato della polizia penitenziaria. Viene escluso anche dalla relazione che il direttore del carcere, Antonino Porcino, ha tramesso al Dap, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. Quello che appare chiaro, però, è che l’uomo che nel pomeriggio del 17 luglio rientrato in cella dopo l’udienza in Assise, si mostri molto scosso.

Ha sentito il pubblico ministero richiedere sia le ricevute del motel di Stezzano che ha ospitato gli incontri della moglie con un uomo sia la testimonianza di due presunti amanti di Marita Comi. Un clima di preoccupazione traspare dagli atti del carcere, allegati alla relazione del direttore al Dap. Il commissario che ha seguito l’udienza riferisce al comandante di reparto l’episodio della moglie. Il comandante di reparto Giuseppe Randazzo firma un ordine di servizio dove «si dispone con effetto immediato che il personale di Polizia Penitenziaria in servizio presso la sezione Protetti (dove si trova Bossetti - ndr) effettui frequenti controlli sul predetto detenuto, al fine di prevenire e/o impedire qualsiasi gesto inconsulto. Per qualsiasi comportamento anomalo del detenuto Bossetti, o che desti sospetto, il personale di Polizia Pentenziaria dovrà tempestivamente avvisare i diretti superiori». La mattina dopo, sabato, il comandante di reparto Antonio Ricciardelli ha un colloquio con Bossetti: «in quella occasione lo stesso mi riferiva di essere deluso per i comportamenti tenuti dalla moglie, di cui aveva avuto conoscenza nel corso dell’udienza. In quella sede ho raccolto lo sfogo del detenuto che peraltro non ha mai paventato intenti anticonservativi». gabriele.moroni@ilgiorno.net