Caso Yara, la Cassazione conferma il carcere per Bossetti

Giudici della prima sezione penale erano stati chiamati a decidere se confermare o meno l'ordinanza del riesame di Brescia del 14 ottobre scorso. L'avvocato Salvagni: "Microspie nella cella di Bossetti scoperte subito"

Massimo Giuseppe Bossetti

Massimo Giuseppe Bossetti

Bergamo, 25 febbraio 2015 - Resta in carcere Massimo Bossetti, indagato per l'omicidio di Yara Gambirasio. Lo ha deciso la prima sezione penale della Cassazione, rigettando il ricorso presentato dalla difesa. I giudici erano stati chiamati a decidere se confermare o meno l'ordinanza del riesame di Brescia del 20 ottobre scorso. 

Durante l'udienza a porte chiuse di oggi, durata un'ora e un quarto circa e terminata intorno alle 13.30, il sostituto procuratore generale della Cassazione Oscar Cedrangolo aveva chiesto ai giudici di respingere il ricorso della difesa di Bossetti. L'avvocato Claudio Salvagni, legale dell'uomo, uscendo dall'aula aveva fatto però notare come il pg avesse giudicato "condivisibili" le eccezioni presentate dalla difesa riguardo all'inutilizzabilità delle tracce biologiche trovate sui leggins di Yara e dei relativi accertamenti genetici dei Ris. "Ho fatto fatica alla luce di questo a comprendere la richiesta di rigetto del ricorso", aveva affermato l'avvocato Salvagni al termine dell'udienza a porte chiuse. "Parlerò con il mio assistito non prima di venerdì" aveva infine spiegato l'avvocato che ha nel frattempo presentato una nuova istanza al tribunale del Riesame dopo che il gip di Bergamo ha già respinto una seconda richiesta di scarcerazione. Sempre Salvagni al termine dell'udienza di questa mattina aveva poi spiegato come nel corso della sua requisitoria il sostituto procuratore generale Cedrangolo non avesse affrontato gli altri motivi proposti dalla difesa di Bossetti a sostegno della richiesta di revoca della custodia in carcere. Tra questi il requisito della pericolosità sociale di Bossetti che secondo Salvagni non sussisterebbe. Le motivazioni della sentenza emessa questo pomeriggio saranno depositate entro un mese. 

MICROSPIE - «Un giorno quando sono stato in carcere Bossetti mi ha detto che avevano le microspie nella cella. E quando gli ho chiesto come fossero arrivati a scoprirlo mi ha detto che di notte, la stessa notte che sono state posizionate, sentivano un ronzio simile al rumore della ventola del computer, sono saliti sul tavolino, hanno aperto una grata e hanno visto le microspie. Le microspie sono state scoperte lo stesso giorno che sono state posizionate. Loro hanno fatto finta di nulla e hanno continuato a vivere normalmente sapendo che c'era questo 'Grande Fratello' che li ascoltava». Lo ha spiegato Claudio Salvagni, legale di Massimo Bossetti, ospite in studio a «Matrix», secondo quanto ha annunciato l'agenzia Ansa in vista del programma serale di Canale 5. L'avvocato ha ribadito che «fin dal primo giorno, Bossetti ha sempre detto che non confesserà mai questo delitto perché non l'ha commesso e andrà avanti fino in fondo, finché ne avrà le forze, per dimostrare la sua innocenza perché vuole che i suoi figli portino il suo cognome con orgoglio». «Per questo motivo - ha detto il legale - credo che la frase che è stata riportata su tutti i giornali, 'non confesso per non colpire la mia famiglia', non sia assolutamente attribuibile, anche per il senso, a Bossetti».