Bocia, sorvegliato speciale. Giallo su tempi della misura

Il pm si oppone alla revoca del provvedimento

Claudio Galimberti, l’indiscusso leader della Curva Nord

Claudio Galimberti, l’indiscusso leader della Curva Nord

Bergamo, 14 giugno 2017 - Il Pm Laura Cocucci si è opposto alla richiesta di revoca della sorveglianza speciale a carico di Claudio “Bocia” Galimberti, indiscusso leader della tifoseria ultrà della Curva Nord. Provvedimento di 18 mesi e in scadenza, secondo l’avvocato Andrea Pezzotta, a fine agosto. Secondo il difensore, sorveglianza e detenzione a casa sono sovrapponibili, senza differenziazione. Non così per la questura. Secondo i calcoli della polizia, il periodo di sorveglianza scade il prossimo anno, in virtù del fatto che la detenzione domiciliare ha congelato i termini della sorveglianza allungandola fino a gennaio 2018. Ora l’ultima parola spetta al tribunale collegiale. La sorveglianza speciale era stata disposta per “la perdurante pericolosità” del Bocia, che in quel periodo si trovava già in detenzione domiciliare, terminata il 5 giugno.

Galimberti, infatti, ha finito di scontare 5 mesi per violazione del Daspo (il sesto) in occasione della partita Albinoleffe-Empoli del dicembre 2009 (era in zona Baretto, vicino allo stadio, dove non avrebbe dovuto trovarsi). Ieri in udienza l’avvocato Pezzotta ha motivato la sua richiesta di revoca con il fatto che il suo assistito in questo periodo si è comportato bene: solo in due occasioni ha violato il dispositivo. Una quando è stato invitato in Senato, il 7 aprile 2016: in aula era in discussione la modifica delle norme sulla violenza degli stadi. Presentandosi in giacca e cravatta il Bocia, che da poche settimane era sotto sorveglianza speciale, aveva rilasciato anche una intervista. La seconda volta che ha “trasgredito” le regole è stato durante la presentazione dell’Atalanta prima dell’inizio del campionato. Il tribunale ha prescritto a Galimberti di “darsi una occupazione stabile”, il capo ultrà la scorsa estate aveva trovato lavoro in una azienda di giardinaggio, ma avrebbe dovuto guidare un furgoncino per trasportare fiori e rami tagliati. Nel frattempo, però, la prefettura gli aveva revocato la patente, provvedimento automatico nei confronti dei sorvegliati. E quello del giardiniere è l’unico lavoro che sa fare.