Testa di maiale allo stadio, prosciolto il “Bocia” a Bergamo

Procedimento nei confronti del leader degli ultrà bergamaschi archiviato "per particolare tenuità del fatto"

Claudio Galimberti, leader della curva nord, in tribunale

Claudio Galimberti, leader della curva nord, in tribunale

Bergamo , 25 giugno 2018 - Il Gip del tribunale di Bergamo Federica Gaudino, accogliendo la richiesta dell’avvocato Andrea Pezzotta e del pm Giancarlo Mancusi, ha archiviato «per particolare tenuità del fatto» il procedimento che vedeva indagato, con l’ipotesi di reato di oltraggio a pubblico ufficiale, Claudio Galimberti, detto il “Bocia”, il leader degli ultrà bergamaschi. L’episodio incriminato risaliva al 12 aprile 2015 attorno allo stadio comunale, prima della partita Atalanta-Sassuolo: secondo le contestazioni, Galimberti, dopo aver mangiato con amici e compagni, entrò allo stadio con la testa di una porchetta stretta tra le mani e, davanti alle telecamere di videosorveglianza e ad alcuni poliziotti, pronunciò la seguente frase: «Questa testa di maiale portatela in Questura».

Un’iniziativa che costò al “Bocia” anche un Daspo di 5 anni con obbligo di firma in Questura. Secondo la polizia, supportata dai filmati delle telecamere, nel giorno di Atalanta-Sassuolo, Galimberti aveva varcato il confine delle reti metalliche gialle attorno allo stadio comunale, entrando così nell’area riservata (antistadio o prefiltraggio) alla quale si può avere accesso solo se si è in possesso di un biglietto. Circostanza impossibile per il Bocia” che non può acquistare nessun ticket essendo sottoposto all’articolo 9 della legge Amato del 2007 (niente titoli di accesso per chi è stato condannato in primo grado). Quindi, senza scavalcare nulla, era riuscito a entrare nell’area riservata eludendo il controllo di uno steward. Per la Questura è una violazione delle egge del 1989: «Chiunque, nei luoghi dove si svolgono manifestazioni sportive, supera indebitamente una recinzione o separazione dell’impianto, è punito...».

Per il difensore di Galimberti, l’avvocato Andrea Pezzotta, quella norma andrebbe applicata solo quando un soggetto scavalca fisicamente una barriera dello stadio. Il gip Gaudino ha invece respinto la richiesta di archiviazione riguardo il procedimento che vede Galimberti imputato di minacce nei confronti dell’ex capo della Digos Giovanni Di Biase, assistito dall’avvocato Michelle Vavassori. Dopo aver rimediato il Daspo con obbligo di firma per l’episodio della porchetta, il 5 settembre 2015 Galimberti si presentò in Questura per firmare con numerosi tifosi al seguito è minacciò l’allora responsabile della Digos («Io vado in carcere, ma ti faccio una testa così; avrei voglia di darti una testata, ti voglio da solo» e poi ancora «qui non succede niente, se vuoi», disse il capo ultrà girandosi verso gli ultrà fuori dalla Questura). Il gip ha ordinato al pm Mancusi di formulare il capo d’imputazione e di procedere con l’imputazione.