Romano di Lombardia, muro killer: proprietaria assolta

La donna era accusata di omicidio colposo per la morte di tre giovani deceduti dopo uno schianto sulla provinciale

L’auto finita contro il muretto

L’auto finita contro il muretto

Romano di Lombardia (Bergamo)- 22 marzo 2019 - Assolta dall’accusa di omicidio colposo perché il fatto non sussiste. Si è chiuso in questo modo, ieri mattina, il processo che vedeva alla sbarra una 68enne bergamasca, Antonella Suardi, di Romano di Lombardia, proprietaria del muretto in cemento armato contro il quale, la notte del 30 giugno 2012, si era schiantata la Ford Escort station wagon sulla quale viaggiavano tre giovani, che erano deceduti: Davide Sabbadini, 19 anni, al volante della vettura, Fabiana Frigeni, 16 anni, e Giulia Aceti, 15 anni, tutti di Cividate al Piano.

Secondo la pubblica accusa, che aveva chiesto 8 mesi di reclusione, il muretto, che circondava un capannone industriale di proprietà dell’imputata, non era in regola perché troppo vicino alla carreggiata. Secondo la legge, lungo strade di quel tipo, la provinciale che collega Bariano a Romano, la distanza deve essere di almeno tre metri, mentre in quel caso, come dimostrato da una perizia disposta dall’accusa, era solo di uno.

Non fosse stato così adiacente all’asfalto, è il ragionamento fatto in aula dal vice procuratore onorario che rappresentava la pubblica accusa, i giovani avrebbero potuto salvarsi. Alla 68enne era anche contestato il fatto che aveva effettuato dei lavori di consolidamento del muretto senza chiedere l’autorizzazione al Comune e alla Provincia.

Diversa la teoria del difensore della donna, l’avvocato Roberto Bruni, che ha invocato l’assoluzione della sua assistita perché non c’era prova del nesso di causalità tra lo schianto mortale e la presenza del muretto.

Subito dopo la lettura della sentenza, emessa dal giudice Giovanni Petillo, Antonella Suardi ha abbracciato calorosamente il suo legale. «Sono contenta – ha detto –. Finalmente è finita». «È una sentenza che ha fatto giustizia», si è limitato a commentare l’avvocato Bruni.

Il procedimento giudiziario è stato lungo. Per ben due volte l’accusa ha chiesto l’archiviazione, ma in entrambe le occasioni la richiesta è stata respinta. Fino al rinvio a giudizio della 68enne disposto dal gup Ciro Iacomino.

La tragedia si era consumata poco prima dell’una, quando i ragazzi stavano tornando a casa, dopo una serata trascorsa, con altri amici, in un locale di Cologno al Serio, dove avevano festeggiato l’esame di maturità sostenuto proprio quel 30 giugno da Davide Sabbadini. All’improvviso il 19enne aveva perso il controllo dell’auto, che aveva zigzagato per qualche metro e aveva poi finito la sua corsa contro il muretto in cemento armato. Sabbadini e Giulia Aceti, che si trovava sul sedile accanto a quello del conducente, erano morti sul colpo. Fabiana Frigeni, invece, era stata trovata in fin di vita dai soccorritori del 118 ed era stata ricoverata in gravissime condizioni all’ospedale di Romano di Lombardia, dove era spirata il pomeriggio del 1 luglio.