Bergamo, immigrato ucciso a coltellate: dubbi sul racconto dell’arrestato

Alessandro Patelli oggi sarà interrogato in carcere dal gip. La madre della vittima: "Non si è pentito"

Marwen Tayari con le due figliole e la compagna Eleonora, con lui da tredici anni

Marwen Tayari con le due figliole e la compagna Eleonora, con lui da tredici anni

Un giovane poco social, che non appare su Facebook. Qualche amico, il lavoro da giardiniere nella ditta del padre, l’attenzione per il verde (una volta, da volontario, ha sistemato un’area comunale). É un ragazzo gracile Alessandro Patelli, 19 anni, da domenica in carcere per omicidio volontario aggravato dai futili motivi. Un’accusa che pesa come un macigno e che potrebbe schiacciarlo. Oggi ha l’occasione per raccontare come sono andati i fatti in via Novelli, al civico 4, dove abita con la famiglia. Assistito dall’avvocato Enrico Pelillo, alle 12 Alessandro comparirà davanti al gip Beatrice Parati per l’interrogatorio di convalida. La sua versione contro quella dei famigliari di Marwen Tayari, il 34enne tunisino ucciso da Alessandro con sei coltellate. A inchiodare il ragazzo la versione della compagna della vittima, Eleonora Turco e della figlia 12enne, entrambe testimoni oculari ritenuti attendibili. Patelli ha dichiarato di essersi sentito minacciato dalla vittima per via di quella bottiglia di birra che aveva in mano. E si sarebbe difeso con il coltello per paura. Ma il pm Paolo Mandurino ritiene il racconto poco credibile. Per gli inquirenti , dopo il primo screzio con il 34enne, avvenuto mentre stava per salire a casa sua, Patelli sarebbe ridisceso dopo pochi minuti con il casco in testa e con il coltello. E lo avrebbe mostrato all’indirizzo di Marwen Tayari. Aggiungendo frasi come "Vieni avanti che ti faccio vedere", "Mostrami se hai coraggio", o "Straniero di ...", frase che per la Procura va letta senza nessuna deriva di tipo razziale. Poi lo sgambetto da parte del tunisino, la caduta a terra e le coltellate in vari punti del corpo, come confermato dal primo esame del medico legale, che stamattina dovrebbe effettuare l’autopsia. Non ci sarebbe stata nessuna minaccia da parte del tunisino: la bottiglia di birra si è rotta quando Marwen è stramazzato a terra sanguinante, prima di morire tra le braccia della compagna e sotto gli occhi delle due bambine. "Mio figlio era una persona buona – ha dicharato ieri Habibi Ghaith, la madre di Marwen, tramite i legali Gino Salvatori e Bahija Afouzar del Foro di Roma –. La versione dell’omicida oltre a non essere credibile, evidenzia la sua malafede. Tale atteggiamento, privo di qualsiasi pentimento, sia valutato per dare la pena che merita". "Speriamo che questa volta non si provi a far passare un omicidio volontario aggravato per una legittima difesa", hanno aggiunto gli avvocati.