Duplice omicidio di Bariano, niente ergastolo

In Appello pena ridotta a vent’anni ai due bergamaschi che ammazzarono due pusher marocchini

Gli arresti iniziali per il duplice omicidio di Bariano

Gli arresti iniziali per il duplice omicidio di Bariano

Bergamo, 1 giugno 2020 -  In primo grado, il 6 dicembre 2019, al termine di un processo celebrato con il rito abbreviato, erano stati condannati all’ergastolo per omicidio volontario aggravato e rapina: il giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Bergamo Massimiliano Magliacani non aveva concesso nessuna attenuante, nonostante la piena confessione dei due imputati, che avevano ammesso di aver ucciso (20 luglio 2017) con cinque colpi di pistola, in riva al fiume Serio, a Bariano, i pusher marocchini Nabil El Karfi, 25 anni, e Abdenasser El Moursali, 23 anni, rubandogli un marsupio contenente 100 grammi di eroina, 10 di cocaina, tre cellulari e 2mila euro.

Alla luce della collaborazione il pm Carmen Pugliese aveva invocato una condanna a 28 anni e non il carcere a vita e la concessione delle attenuanti generiche. Al termine del processo d’appello, però, ecco il colpo di scena: M.F. 37 anni di Ghisalba e G.F., 30 anni di Mornico al Serio, si sono visti ridurre la pena a 20 anni di reclusione dalla Corte d’Appello di Brescia.

«Siamo soddisfatti - il commento dell’avvocato Andrea Gaddari che insieme ai colleghi Libero Mancuso, Emanuele Sabbi, Flavio Masi e Francesco Gaspardini, difendeva i due amici -. Una pena che si riconduce a giustizia e dà una prospettiva di riscatto". L’omicidio era avvenuto nel territorio comunale di Bariano, al parco Tanganì, lungo il fiume Serio. La svolta alle indagini era stata fornita da un testimone che si era presentato dai carabinieri raccontando che il suo amico Gianluca Forlanelli gli aveva confessato di non riuscire più a dormire la notte a causa del grande rimorso per quello che aveva fatto. M.F. e G.F. erano quindi stati arrestati e, nel corso dell’interrogatorio reso davanti al giudice per le indagini preliminari, avevano ammesso di aver ucciso i due pusher magrebini per impossessarsi della sostanza stupefacente.

Una confessione piena che aveva consentito di scartare l’ipotesi investigativa, che nel delitto fossero coinvolti anche due giovani marocchini, connazionali delle vittime. I due, invece, non c’entravano nulla, ma senza la collaborazione di F. e F. probabilmente sarebbero andati incontro a guai seri. L’atteggiamento collaborativo dei due imputati, però, non era stato tenuto in considerazione dal gup del tribunale di Bergamo che non aveva concesso loro nessuna attenuante e li aveva condannati all’ergastolo. Così non hanno fatto invece i giudici bresciani, che hanno riformulato la sentenza di primo grado.RISERVATA