Bergamo, super trapianto salva la vita a un neonato

L’ospedale Papa Giovanni si conferma polo d’eccellenza: straordinario impianto di un fegato su un bimbo che aveva una grave e rara patologia alle vie biliari

Mamma Veronica e papà Diego con Tommaso

Mamma Veronica e papà Diego con Tommaso

Bergamo, 10 agosto 2018 - Adesso Tommaso, bimbo di 20 mesi, sta bene. Eccolo li in mezzo a mamma Veronica e papà Diego mentre se lo coccolano. Più che un selfie vuole essere un inno alla vita. Già perché Tommaso è nato al Cà Foncello di Treviso con una malattia rara: l’atresia delle vie biliari. È una malattia che colpisce i neonati e che causa infiammazione e ostruzione dei dotti biliari, i canali deputati al trasporto della bile dal fegato all’intestino. In altre parole è come se il corpo, lentamente, si avvelenasse. La causa dell’atresia biliare, va ricordato, non è stata ancora scoperta. La malattia colpisce un neonato su 20mila con una preferenza del sesso femminile, ma senza discriminare razze o etnie. Solo un trapianto di fegato avrebbe salvato Tommaso.

«Già dopo cinque giorni dalla nascita – racconta mamma Veronica , psicologa – i medici ci avevano detto chiaramente come stavano le cose». Sono stati mesi di apprensione vissuti dai genitori di Tommaso a stretto contatto con i medici della Patologia neonatale dell’ospedale di Treviso. «Sono stati loro a indirizzarci a Bergamo. Nonostante un primo intervento, a Tommaso serviva un fegato nuovo e un trapianto per continuare a vivere. La telefonata tanto attesa è arrivata il 5 luglio: «Era sera quando ci hanno chiamato dal Papa Giovanni dicendoci che era disponibile l’organo per Tommaso: erano tre mesi che non facevo altro che pensare a questo momento». Oltre sette ore di operazione, iniziata alle 14 e terminata alle 21 (eseguita dai chirurghi della Chirurgia 3 Domenico Pinelli e Mara Giovanelli) per dare speranza ai genitori di Tommaso. Tutto bene. Il 6 luglio Tommaso è tornato a casa. «

Voglio ringraziare don Andrea e Susanna della Casa di Leo – dice Veronica – che ci hanno sostenuti. E voglio esprimere tutta la mia riconoscenza alla famiglia del donatore . Sono degli eroi perché senza di loro tante persone non potrebbero avere un futuro. Sì, noi siamo dei guerrieri ma i super eroi sono altri. Super eroi sono quella mamma e quel papà che hanno privato il loro bene più prezioso di qualcosa per dare una vita nuova a degli sconosciuti, che hanno trasformato il loro dolore in possibilità per altri. Il loro dono mio figlio lo porta dentro e gli insegnerò sempre ad averne cura e rispetto». Al figlio Tommaso che oggi sta bene, conclude Veronica, «insegnerò che si deve aver fiducia nel prossimo. A credere nella vita. E gli racconterò una storia di super eroi. Ora ho in mente un progetto: costruire un gruppo di sostegno per tutti quei genitori che come noi hanno bisogno di aiuto». Una idea che aspetta di diventare magnifica realtà. Nel segno di Tommaso.