Avvelena il marito con l’insulina: si era innamorata di un suo amico

Premolo: lei finisce in manette, il consorte all’ospedale in coma. Si era addormentato a causa di un caffè al sonnifero, poi l'iniezione a tradimento

Una siringa

Una siringa

Bergamo, 17 dicembre 2015 - Dopo soli cinque mesi dal matrimonio, celebrato il 31 luglio scorso con viaggio di nozze a Cuba, coronamento di 12 anni di convivenza, aveva deciso di liberarsi del marito per poter assecondare l’avventura extraconiugale che aveva intrapreso con un 50enne di Albino, amico e collega di lavoro del marito. E per sbarazzarsi della presenza ingombrante del coniuge, Laura Mappelli, 47enne di Premolo, paesino di poche anime dell’Alta Valle Seriana, di professione infermiera in una struttura sanitaria di Albino, luogo dove è nata la storia sentimentale, aveva ordito un disegno criminale, avvelenarlo con sonnifero sciolto nel caffè e una iniezione di insulina (come confermato dagli esami tossicologici che hanno riscontrato presenza nel sangue di benzodiazepine). Ma il progetto è fallito perché il marito, Bortolo Rossi, 42 anni, autista di pullman di linea, si è salvato, sia pure in extremis. Mentre lei è finita in carcere con l’ accusa di tentato omicidio. Il fermo da parte della Squadra mobile della questura di Bergamo è scattato nella notte tra l’11 e il 12 dicembre. Interrogata per nove ore, la 47enne ha negato, ma per gli inquirenti non ci sono dubbi: è stata lei ad avvelenare il coniuge. Alla fine il gip, Raffaella Mascarino, non ha convalidato il fermo ma ha comunque disposto la misura cautelare in carcere. Il difensore della Mappelli, avvocato Salvatore Dario, di Milano, aveva chiesto i domiciliari.

Tutta la vicenda ha avuto inizio il 4 dicembre. La coppia vive in un appartamento al terzo piano di una villa famigliare, in via Fasola, a Premolo. Quella mattina Bortolo Rossi è uscito di casa molto presto per recarsi al lavoro a Ponte Nossa. Prima di iniziare il servizio di linea ha acceso il bus, e nel frattempo con i colleghi è andato a prendere un caffè al bar. Poi ha coperto il turno (la linea Ponte Nossa-Premolo) e successivamente anche quello scolastico, a Gorno. Alle 9 è rientrato a casa. La moglie Laura è in cucina che prepara la colazione. Offre un caffè al marito, ma prima, senza farsi accorgere scioglie nella tazza una pastiglia di Halcion, un farmaco di cui la donna fa regolarmente uso e che favorisce il sonno. L’uomo beve il caffè e si sdraia sul divano. E da quel momento in poi non ricorderà più nulla fino alle 18, quando si sveglia intubato all’ospedale Papa Giovanni XXIII.

E proprio quando il marito era assopito, la donna, secondo gli investigatori, avrebbe iniettato l’insulina. Poi è uscita per andare a fare la spesa con la madre. Al rientro pensava forse di trovare il marito morto, invece era ancora vivo, seppur in uno stato semincosciente. A quel punto la donna, forse per un rimorso di coscienza, ha allertato il 118 e nel frattempo ha praticato il massaggio cardiaco. L’uomo arriva in coma all’ospedale dove i medici lo salvano ma scoprono la presenza di insulina in un soggetto non diabetico. A quel punto scattano le indagini. Gli agenti pedinano la moglie per giorni e si accorgono che la donna dorme a casa dell’amante (all’oscuro del tentativo di omicidio) e scoprono la relazione extraconiugale. Di più: l’arrestata nel 2002 era stata condannata per un incendio doloso: aveva dato fuoco alla cascina di un precedente amante.