Inchiesta sull'ospedale di Alzano: maschere antigas usate per disperazione

Inquietanti nuovi dettagli: senza protezioni, il personale ha “saccheggiato“ i punti antincendio

Prosegue l'indagine sull'ospedale di Alzano

Prosegue l'indagine sull'ospedale di Alzano

Bergamo, 10 novembre 2020 - Quello che si racconta è una immagine emblematica della gravità della situazione. Siamo tra febbraio-marzo, i primi terribili mesi della pandemia. L’ospedale “Pesenti Fenaroli“ di Alzano Lombardo è in emergenza, come altri ospedali. Il 26 febbraio il Pronto soccorso viene chiuso e poi riaperto nel giro di un paio di ore. Quello che è successo è oggetto di inchiesta della Procura che indaga per epidemia colposa. In quel periodo le mascherine scarseggiano anche per il personale sanitario. Tant’è che all’ospedale di Alzano Lombardo per far fronte a questa situazione al limite del collasso, si decide di rompere tutti i dispositivi antincendio che si trovano all’interno del nosocomio per poter prendere quelle contenute all’interno: il personale ha lavorato indossando anche quelle. Un episodio gravissimo, come l’ordine di caschi per l’ossigeno all’ospedale di Alzano Lombardo, i cosiddetti c-pap, dimenticato da Aria, la centrale acquisti della Regione Lombardia. Quando? Non pochi giorni fa, in un periodo in cui la situazione sul territorio bergamasco è relativamente tranquilla, ma a metà marzo, nel pieno dell’emergenza coronavirus, quando gli ospedali della zona, e quello di città, erano al limite del loro sforzo, anzi oltre.

C’è una mail imbarazzante, che riguarda proprio l’ordine di caschi per l’ossigeno: il 14 marzo un dirigente di Bergamo Est li aveva chiesti con urgenza, ma nei giorni successivi non erano arrivati. Caschi che Aria aveva ordinato. Ma il dirigente dell’azienda ospedaliera aveva deciso di informarsi, non vedendoli arrivare, contattando direttamente l’azienda che li aveva prodotti. "Qui l’ordine non è mai arrivato", era stata la risposta della ditta produttrice. È probabile, ma non certo, che la vicenda sia già all’attenzione della Procura, così come il piano pandemico fermo al 2006 e mai aggiornato. Intanto gli ospedali bergamaschi si stanno preparando ad aumentare, entro metà settimana o al massimo entro il 14 novembre, i propri posti letto, in modo da essere in grado di ricevere, come ha chiesto la Regione, i malati di Covid provenienti da Milano, Monza-Brianza e Varese. In media, negli ultimi giorni, i posti complessivi a disposizione per le degenze ordinarie Covid nei presìdi bergamaschi era di 400 posti letto o poco più, con un tasso di occupazione che ora sta sfiorando il 95% e oltre. E con una presenza di malati che arrivano da altre zone della lombardia che supera il 40%. Con l’incremento ipotizzato, Ats conta di arrivare quasi ad un raddoppio dei posti letto Covid, circa 800 in totale.