Alzano, dg Welfare a pm su riapertura pronto soccorso: "Dissero che era tutto a posto"

Lo ha spiegato Luigi Cajazzo sentito come teste nell'inchiesta di Bergamo aperta per far luce su quanto accaduto nell'ospedale

Luigi Cajazzo

Luigi Cajazzo

Alzano Lombardo (Bergamo), 11 maggio 2020 - La decisione di riaprire il pronto soccorso di Alzano Lombardo il 23 febbraio, dopo l'accertamento dei primi due casi di Coronavirus, "è stata presa in accordo con la direzione generale dell'Asst di Bergamo Est", in quanto era stato assicurato che era "tutto a posto": i locali sanificati e predisposti "percorsi separati Covid e no Covid". Lo ha spiegato Luigi Cajazzo, dg del Welfare lombardo, sentito come teste nell'inchiesta di Bergamo aperta per far luce su quanto accaduto nell'ospedale. 

Cajazzo ascoltato ai primi di maggio dai pm, che hanno aperto un'indagine per epidemia colposa a carico di ignoti, ha messo a verbale che la disposizione di riaprire il pronto soccorso "solo per i casi urgenti" era dovuta alla "evoluzione rapidissima dell'epidemia" dimostrata dal fatto che quel giorno erano già 114 i casi positivi in tutta la Lombardia, di cui circa venti erano di pazienti ricoverati in terapia intensiva. E alla luce di questa situazione era impossibile "rinunciare ad una importante offerta assistenziale, sia pure limitata alle urgenze".

Inoltre, il direttore generale del Welfare della Lombardia ha precisato che quella domenica, sin da subito, "sono stati sottoposti a tampone tutti gli operatori sanitari" che erano stati a contatto con i pazienti positivi e che "era stata sospesa" l'attività ordinaria del presidio ospedaliero, compresa quella chirurgica, salvaguardando solo gli interventi indifferibili.