Aereo precipitato a Bergamo, la madre: "È Marzia a darmi forza"

La donna stringe nelle mani una rosa rossa e la foto della figlia morta nell'incidente in cui sono rimasti feriti il papà e le due sorelle

Folla ai funerali di Marzia Mecca

Folla ai funerali di Marzia Mecca

Fiorano al  Serio (Bergamo), 24 settembre 2019 – La madre, Francesca Ongaro, stringe nelle mani una rosa rossa e la foto della figlia Marzia. Non la lascia mai, nemmeno quando nell’abbracciare i cari al funerale si abbandona al pianto. Attorno ai famigliari, nel piazzale della chiesa San Giorgio Martire di Fiorano al Serio, si stringono parenti, amici, compagni di scuola e del Cre. Gli stessi che hanno lasciato striscioni: «Non dimenticheremo mai il tuo sorriso». Quello “contagioso” descritto dalla cugina, Elisa, che ha il volto straziato dal pianto. E ancora: «Rimarrai sempre con noi, piccola stella. Proteggici da lassù».

La chiesa fatica a contenere tutta la gente presente ai funerali di Marzia Mecca, la 15enne morta sabato dopo il grave incidente a bordo del piccolo aereo da turismo Mooney M20k D-Eise, nel quale sono rimasti feriti anche il padre Stefano (51 anni, commercialista di Gazzaniga, in gravi condizioni) e le sorelle Silvia e Chiara, di 15 e 18 anni. Sul feretro ci sono delle rose bianche e una maglietta di colore blu, quella della squadra di pallavolo dell’oratorio del paese, dove la giovane ha giocato per 4 anni con il numero 43. «Soffriamo con te e mettiamo il nostro cuore stracciato accanto al tuo» ha detto il parroco don Gimmi Rizzi durante l’omelia, rivolgendosi alla mamma di Marzia, seduta accanto al figlio minore, Matteo, di soli 8 anni.

Al termine della cerimonia ha preso la parola, tra il silenzio e la commozione generali. «È Marzia che mi dona la forza per andare avanti. Non do nessuna colpa a mio marito per quanto successo, lui ha fatto tutto quello che poteva». Poi i ringraziamenti, sentiti, verso tutte le persone per la loro vicinanza: «Le vostre preghiere le ho sentite e le ha sentite anche Stefano, che in questo momento stanno trasferendo all’ospedale Niguarda insieme a Chiara a Milano». Un pensiero lo rivolge anche a quelli che definisce i suoi “angeli custodi”, ovvero l’ex poliziotto Angelo Pessina e l’amico Francesco Defendi, di Dalmine, entrambi presenti ai funerali. I due, quel giorno, stavano passando in auto sull’asse interurbano quando senza pensarci due volte hanno fermato l’auto e cercato di portar fuori dall’aereo in fiamme i feriti, consapevoli che il velivolo poteva saltare in aria da un momento all’altro. «Se non fosse per loro non avrei più mio marito e le mie altre due figlie» ha ammesso in lacrime. All’uscita dalla chiesa il silenzio viene rotto dal pianto e il corteo funebre si sposta lentamente verso il cimitero di Gazzaniga, per la tumulazione.