"Adotta un nonno": disabilità e inclusione anche durante la pandemia

Attività diurne svolte sotto lo sguardo vigile degli anziani tramite la vetrata: così è stato creato un nuovo orto perfetto

Idea dell’associazione Hibiscum sposata da Fondazione Anni Sereni casa albergo

Idea dell’associazione Hibiscum sposata da Fondazione Anni Sereni casa albergo

Treviglio (Bergamo) - Mettere insieme le competenze dei nonni e le esperienze di giovani disabili in tempo di Covid dà luogo a un’originale iniziativa varata presso la Fondazione Anni Sereni-Casa Albergo di Treviglio: si intitola ‘Adotta un nonno’ che, se ribadisce fin dal giorno di avvio l’ambizioso obiettivo della integrazione, mira soprattutto a rendere coprotagonisti attivi molti degli anziani ospiti in un momento in cui il covid sembra rendere impossibili iniziative di collaborazione con l’esterno. Il presidente della Fondazione, Augusto Baruffi ricorda come e dove è nata l’idea, a Caravaggio, a cura dell’associazione Hibiscum, che raggruppa una dozzina di disabili medio-lievi che svolgono tante attività diurne ormai dal 2015 e hanno deciso di dedicare attenzione ai nonni, soprattutto ora che non sono visitabili, trovandosi in una Rsa dove non è possibile effettuare incontri di persona (pur se tutti vaccinati).

Ma, si sono chiesti quei giovani - in età fra i 16 e i 35 anni- perchè non intervenire con una proposta che contempli la disponibilità competente dei nonni con la gioia di fare dei giovani, stabilendo un contatto per ora indiretto con gli anziani e la loro supervisione attenta e sicura, così che nonostante i giorni preoccupanti del covid sia possibile effettuare incontri preziosi e arricchenti? Baruffi ha accolto l’idea e ha messo in azione l’associazione Hibiscum, la cui presidente, Monica Ghidini, psicologa ed educatrice, ha cominciato a dare corpo alla iniziativa.

La responsabile dell’associazione ha accompagnato ’i ragazzi’ da Caravaggio - dalla sede associativa di Largo Cavenaghi - alla struttura della Casa Albergo a Treviglio. Lì il presidente Baruffi aveva preparato un camioncino e gli attrezzi necessari al lavoro previsto, ovvero la realizzazione di un orto, da realizzare a destra rispetto alla struttura entrando nello spazio della Casa. Si tratta di un’area di 15 metri di lunghezza per 10 di ampiezza. In questa zona i ’ragazzi’ hanno cominciato subito a sviluppare la prima parte della attività sotto lo sguardo attento e benevolo dei nonni che li osservavano dall’interno, dalla vetrata antistante; costoro non possono infatti uscire dalla struttura a causa delle norme anticovid, tuttavia questo non ha loro impedito di indicare le modalità della concimazione. Questa si è svolta nel modo migliore con i concimi e i semi delle più diverse verdure e ortaggi.

I ’ragazzi’ hanno operato con disinvoltura, capacità ed entusiasmo e sono stati complimentati dai nonni che hanno loro suggerito gli espedienti per la migliore riuscita. Per ora, nella fase primaverile dell’orto e in tempo di virus, il programma prevede ‘incontri’ staccati fra nonni e ‘ragazzi’ una volta la settimana, ma di certo i momenti di lavoro impegneranno di più, quando, superata la fase critica del covid, tutti potranno lavorare insieme nell’orto, così da rendere viva e costante la integrazione auspicata che, sottolinea la presidente Ghidini, "rappresenta il valore e l’importanza della iniziativa". Insomma “Adotta un nonno“ si rivela un’esperienza ricca di futuro, una sollecitazione positiva In tempi di covid.