Bergamo, 30 giugno 2014 - Yara Gambirasio. Il suo nome torna nei siti Internet più consultati da Massimo Giuseppe Bossetti, il muratore di Mapello in carcere con l’accusa di aver ucciso la tredicenne di Brembate Sopra. Lo dicono i due computer nelle mani della procura di Bergamo, sequestrati così come i telefoni cellulari (ne possedeva dieci). Gli inquirenti cercano elementi a sostegno della prova regina: il Dna ricostruito nei laboratori a partire dalla traccia ematica presente sugli slip e sui leggings della ragazzina è lo stesso di Bossetti. Ma non basta. Si cerca nei pc. Negli hard disk e nelle cronologie delle pagine internet. Il 43enne, sposato e padre di tre figli, si informava sullo stato delle indagini dopo la scomparsa di Yara.

Navigava soprattutto tra i siti dei quotidiani per rimanere aggiornato. Una conferma di quanto Bossetti aveva detto al giudice per le indagini preliminari, Enza Maccora — «Sono appassionato di cronaca nera» — o qualcosa in più? Gli inquirenti non si sbilanciano e lavorano senza sosta a caccia di ogni file. Ieri, vigilia della scadenza dei termini per presentare la richiesta di scarcerazione al tribunale del Riesame, è stato un giorno di superlavoro anche per la difesa. «Domani mattina (oggi per chi legge, ndr) saremo in tribunale a Bergamoe valuteremo all’ultimo minuto se depositare un’istanza di scarcerazione», dichiara Claudio Salvagni, che da una settimana affianca l’avvocato Silvia Gazzetti nella strategia difensiva. Una frenata rispetto alle dichiarazioni rilasciate sabato, quando il ricorso era dato per certo. «Abbiamo discreti argomenti per chiedere la scarcerazione, ma solo le ultime ore saranno decisive per le nostre valutazioni» precisa l’avvocato Salvagni. «Ci stiamo lavorando, stiamo scrivendo l’istanza,ma dovremo valutare anche consultando il lavoro dei nostri periti che per forza di cose è stato fatto anche velocemente».

La difesa non ha escluso la richiesta di nuovi accertamenti sulle tracce trovate sugli indumenti di Yara— la prova regina — con la formula dell’incidente probatorio. Determinanti saranno le relazioni dei consulenti scelti dalla difesa. «Non siamo esperti di celle telefoniche, né criminologi, né genetisti: ci siamo dovuti affidare a professionisti che in tempi rapidi hanno dovuto svolgere il loro lavoro», sottolinea il legale di Bossetti. «Di fronte a consulenze così complesse con una scelta affrettata potremmo anche rischiare di compromettere la strategia difensiva: non presenteremo un riesame tanto per farlo e per avere accesso agli atti, anche perché i pm molto correttamente ce li hanno messi a disposizione,ma se lo faremo lo depositeremo con contenuti esaustivi». Bossetti si professa inocente. Lo ribadisce a ogni incontro con i legali. È provato dalla permanenza in carcere, ma non cambia versione: ripete di non aver mai conosciuto Yara e di non essere lui il killer della tredicenne. Stando alle deposizioni, però, il muratore di Mapello a Brembate era di casa.