Bergamo, 19 giugno 2014 - Il giorno del fermo di Massimo Giuseppe Bossetti è stato uno dei primi ad andare a Mapello per portare un po’ di conforto a Marita Comi, moglie del presunto assassino di Yara, e ai suoi tre figli. Ha trovato una donna distrutta, disperata, a cui improvvisamente è franato tutto addosso. E non è stato facile nemmeno per don Claudio Dolcini, parroco di Sotto il Monte (dove il secondogenito di Bossetti ha fatto la sua Prima Comunione) trovare le parole giuste per cercare di alleviare quella sofferenza che pesa come un macigno. E allora, da prete, si è affidato alla parola che meglio conosce, quella della preghiera. Mapello e Terno d’Isola, il paese dove vivono Ester Arzuffi, la madre del presunto assassino di Yara, e il marito Giuseppe Bossetti, stanno cercando di reagire alla notizia choc.

Gli abitanti, che da un momento all’altro si sono trovati proiettati alla ribalta della cronaca, dopo lo smarrimento iniziale provano, pian piano, a curare le profonde ferite. Anche la preghiera, in casi come questo, può aiutare a guarire. Ed ecco allora che si fa avanti l’idea, ora solo abbozzata da don Claudio Dolcini, di organizzare una veglia per riflettere sull’accaduto, una serata che deve servire per ritrovare serenità, anche se non sarà facile azzerare.

A Brembate è tornato il viavai alla tomba di Yara, una mano ignota ha lasciato un biglietto: "Riposa in pace Yara, forse giustizia terrena è arrivata". Ma la giustizia non è giustizialismo e la legittima sete di verità non deve scadere in vendetta, come più volte ha mostrato e sottolineato la stessa famiglia Gambirasio.

Da un sacerdote a un altro. Ma nel caso di don Fausto Resmini, i suoi interlocutori sono disperati in cerca di riscatto sociale. Nella comunità don Milani, a Sorisole, di cui è direttore, don Fausto cerca di alleviare le sofferenze a queste persone. E quotidianamente, nella veste di cappellano, compie la stessa missione con i carcerati rinchiusi nella casa circondariale di via Gleno, dove da lunedì sera si trova anche Massimo Giuseppe Bossetti. "Mi chiedete tutti la stessa cosa, se l’ho incontrato, se ho avuto modo di parla con lui, ma non mi è stato possibile — spiega con un filo di voce don Fausto —. Ci sono delle regole da rispettare, per cui fino a quando non sarà interrogato da gip non mi viene permesso di comunicare. So che è in una cella d’isolamento, guardato a vista e basta. Spero a breve di potergli parlare, se vorrà. Ho letto che frequentava con regolarità la chiesa, vediamo se vorrà parlare con me".

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