Bergamo, 6 aprile 2014 - Il pm Maria Cristina Rota ha chiuso l’inchiesta sul cosiddetto “clan Zambetti”, che faceva capo a Giambattista Zambetti, detto “Ragno”, originario della Valcavallina, una dei più conosciuti banditi della Bergamasca, 57 anni, una quindicina dei quali passati dietro le sbarre per rapina e droga. Zambetti è accusato, insieme ai suoi complici, di aver dato vita ad un’associazione per delinquere finalizzata alle rapine, all’usura e alle estorsioni, sgominata dai carabinieri ad aprile dell’anno scorso. Inizialmente il Ragno era riuscito a sottrarsi alla cattura, sfuggendo ai militari che da giorni erano sulle sue tracce, allontanandosi in mutande dalla sua villetta a schiera di Solto Collina. Cinquantotto ore dopo, malato e bisognoso di farmaci, era riemerso dai boschi che da Esmate scivolano verso il lago di Endine e si era consegnato.

Oltre a Zambetti, sono otto le persone finite davanti al gup Ezia Maccora. Solo uno degli indagati, Eugenio Russo, 27 anni, parrucchiere di Monasterolo, ha chiesto il rito abbreviato e il suo caso verrà discusso il 14 aprile. La posizione di Mattia Zambetti, 25 anni, figlio del capo e panettiere di Spinone, è stata invece stralciata per un difetto di notifica e gli atti sono stati restituiti al pm, che dovrà ora formulare una nuova richiesta di rinvio a giudizio. Gli altri sette imputati non hanno invece chiesto nessun rito alternativo e la sentenza nei loro confronti è prevista per venerdì, quando il gup deciderà se rinviarli a giudizio, come chiede il pm Rota, o proscioglierli. L’accusa di associazione per delinquere è contestata solo a Giambattista Zambetti, al figlio Mattia e a Eugenio Russo.

Gli ultimi due stanno scontando una pena in Slovenia per una rapina in banca con sparatoria dell’agosto 2011. Proprio per questa vicenda due persone sono indagate perchè, per il pm, si sarebbero adoperate, senza riuscirci, per importare dall’Est Europa due chili di esplosivo che sarebbero serviti per progettare l’evasione di Mattia Zambetti e Eugenio Russo. La banda, secondo l’accusa, era specializzata nel prestito di soldi a impresari edili in difficoltà, bergamaschi e milanesi, obbligati a restituire le somme a tassi che arrivavano al 20% mensile. Chi indugiava nel saldare rischiava di subire le maniere forti.

Il 25 ottobre 2010, ad esempio, Mattia Zambetti e Russo avrebbero addirittura progettato il sequestro di Dario Pandolfi, 64 anni, di Gorgonzola (successivamente arrestato pure lui per usura e tentata estorsione), debitore di 150mila euro. In una intercettazione li si sente seguire in auto l’imprenditore, parlare di una corda per legarlo e dell’intenzione di gettarlo nel lago. Nell’aprile del 2013 i carabinieri sequestrarono candelotti di dinamite, sotterrati in un campo di Solto Collina, per l’accusa nella disponibilità di Zambetti senior, oltre ad orologi Rolex, monili, pietre preziose e assegni non datati, indizio dell’attività di usura.

di M.A.