Milano, 25 febbraio 2014 - Gli episodi di violenza sui campi di calcio delle serie minori sono sempre più frequenti. Sconcertanti. Assurdi. In Lombardia negli ultimi anni nessun campionato è stato risparmiato, neppure quelli in cui i protagonisti sono i ragazzini, dove in campo scendono under 14 seguiti in tribuna da genitori-ultras. Cui basta poco per trasformarsi in delinquenti.

È quanto accaduto lo scorso 15 febbraio al campo comunale di Caravaggio, in via Castoldi. Di fronte i padroni di casa (quarti in classifica) e la capolista Trevigliese. Per tutti era una sorta di derby, vista la grande rivalità fra le due città. Piccolo particolare: il torneo era riservato alla categoria “esordienti provinciali 2001”, quindi a tirare calci al pallone erano dei tranquilli adolescenti. Eppure un papà evidentemente poco soddisfatto della direzione della gara ha deciso di sfogare la sua rabbia contro il giovanissimo arbitro, quasi coetaneo di suo figlio 13enne. Il genitore-teppista ha seguito nello spogliatoio il “baby-fischietto” per poi riempirlo di calci e di pugni, lasciandolo tramortito per terra. A poco sono servite le parole di conforto dei dirigenti della squadra locale nei confronti del giovane e malcapitato arbitro.

Altro episodio certamente sgradevole ma per fortuna meno violento è accaduto durante il match Real Casal-Calcio Rudianese, valevole per il campionato di promozione: i tifosi ospiti, non contenti per la sconfitta finale (2-1) hanno cominciato ad insultare ripetutamente l’arbitro Vamanu, romeno di nascita ma italiano di adozione (è della sezione di Cremona) con «espressioni discriminatorie riguardo la sua provenienza territoriale». La Rudianese, già punita con la squalifica del campo per una giornata, rischia ulteriori pesanti sanzioni.

di Giulio Mola

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