Bergamo, 30 novembre 2013 - "Chi sa parli, vogliamo giustizia, lo dobbiamo agli altri nostri figli": è questo il disperato appello a Sky Tg24 e Bergamo tv di Maura Panarese, la mamma di {{WIKILINK}}Yara {{/WIKILINK}}Gambirasio, la ragazzina scomparsa da Brembate di Sopra (Bergamo) nel novembre di tre anni fa, e poi ritrovata cadavere in un campo a Chignolo d'Isola il 26 febbraio successivo. "Io e mio marito viviamo sospesi nella paura che ciò che è successo a Yara possa ripetersi per mezzo della stessa mano". 

Il video dell'intervista alla mamma di Yara

Maura Panarese ha spiegato di vivere nell' ''attesa di un dettaglio, di una telefonata''. Ed è proprio per spezzare quest'attesa, per vincere il silenzio, che la mamma di Yara ha scelto di parlare, rivolgendosi a tutta Italia. "Interrompo il silenzio nel quale tornerò alla fine di questa comunicazione - ha detto ai microfoni - per lanciare un appello. So che tutti stanno profondendo il massimo sforzo per la risoluzione di questo caso ma ciò evidentemente fino a questo momento non è bastato''.

Parlando anche a nome del marito ''viviamo - ha detto - in attesa di un dettaglio, di una telefonata, che ci permetta tra l'altro di dare risposte concrete agli altri nostri figli. Viviamo nella speranza che anche dopo tre anni chi ha visto, ha sentito o è venuto a conoscenza di qualcosa, anche un particolare che ritiene irrilevante si faccia avanti senza paura. Abbiamo fiducia nella giustizia umana oltre che in quella divina - ha concluso - e attendiamo con ansia che il responsabile di questo atroce gesto, che ci ha provocato il più terribile dei lutti, venga finalmente assicurato alla stessa e messo in condizione di non nuocere più''.

 

TRE ANNI SENZA LA VERITA' - Sono ormai passati tre anni, da quando il 26 novembre 2010 un uomo rimasto sconosciuto rapì, a Brembate Sopra (Bergamo), la tredicenne che poi venne trovata uccisa, il 26 febbraio seguente, in un campo a pochi chilometri di distanza, a Chignolo d'Isola (Bergamo). Gli investigatori non si arrendono, e perseverano in un incessante comparazione di massa di profili genetici. ''Non ci fermiamo assolutamente'', ha detto il Procuratore capo, Francesco Dettori. Però, nonostante gli sforzi, il terribile delitto non ha ancora un colpevole