di Rocco Sarubbi

Bergamo, 30 agosto 2013 - Zara era un cane femmina di otto chili, di razza labrador. Il suo padrone, un 41enne, che risiede in città, l’aveva dimenticata in auto, un fuoristrada scuro, posteggiato sotto il sole, con un caldo torrido, e i finestrini chiusi in via San Tomaso, zona Accademia Carrara, all’altezza del civico 88. Nonostante i disperati tentativi dei soccorritori di salvarle la vita, Zara morì dopo un’agonia durata oltre due ore.

L’episodio è accaduto a giugno. Per quel grave incidente, il padrone è stato denunciato per abbandono di animali. Ora l’Enpa (Enta nazionale protezione animali- Onlus) ha presentato alla Procura di Bergamo una denuncia. Nella querela, depositata il 14 agosto, l’Enpa ha contestato i reati di abbandono, maltrattamento e uccisione di animali (articoli 544 bis e 544 ter codice penale) «in cui si evideziano, inoltre, come il responsabile del fatto, pur non volendo causare intenzionalmente la morte dell’animale, non potesse non sapere che con la sua condotta ne avrebbero messo in pericolo l’incolumità», come ha spiegato l’avvocato Claudia Ricci, che segue questi casi per conto dell’ente protezione animali.

L’abbandono e la detenzione in condizioni incompatibili sono puniti con l’arresto fino a un anno e con un’ammenda da mille a diecimila euro, il maltrattamento con la reclusione da tre mesi a un anno, o con una multa da 3mila euro a 15mila euro (la pena è aumentata della metà se dal fatto deriva la morte dell’animale). Per l’uccisione, invece, è prevista la reclusione da tre a 18 mesi.

«L’abbandono di animali — aggiunge l’avvocato Ricci — deve essere giudicato come se si trattasse dell’abbandono di un minore o di un anziano non autosuffciente. Mi spiego meglio: il genitore che lascia il figlio in macchina da solo, con i finestrini chiusi, non può non sapere che con quel comportamento può essere pericoloso. Allo stesso modo vale per l’animale». Dopo un giorno il padrone di Zara si era fatto vivo con una lettera che era stata pubblicata su un quotidiano locale in cui ammetteva la sua colpa commista a tanta amarezza. «Zara poteva essere salvata, anche per questo non mi do pace. E’ scioccante pensare che se qualcuno avesse rotto il finestrino subito, forse lei sarebbe ancora viva».