Bergamo, 19 aprile 2013 - Sarà giudicato con il rito abbreviato, che in caso di condanna consente di beneficiare dello sconto di un terzo sulla pena finale, il maestro 63enne delle scuole di Palosco arrestato il 17 aprile di un anno fa con l’accusa di abusi sessuali su nove suoi alunni di età compresa tra gli 8 e i 13 anni.

Lo ha deciso il gup Giovanni Petillo, al termine dell’udienza preliminare di ieri mattina, accogliendo la richiesta dei difensori dell’insegnante. Il giudice ha anche acquisito agli atti del procedimento due perizie presentate dalla difesa dell’imputato: una riguarda la presunta inattendibilità di otto dei nove alunni che lo accusano (escluso il ragazzino di 9 anni, la testimonianza del quale agli inquirenti ha fatto scattare l’inchiesta); l’altra è invece inerente alla sua condizione psico-fisica. L’uomo, che soffre di problemi cardiaci, ieri non si è presentato in tribunale in quanto due giorni fa è stato colpito da un’ischemia (qualche mese fa un’altra udienza era stata rinviata perchè il 63enne era stato operato al cuore).

Il ministero dell’Istruzione, infine, ha chiesto e ottenuto di essere estromesso dal procedimento.
Il dibattimento è stato quindi rinviato al 13 maggio prossimo, giorno in cui inizierà la discussione e potrebbe anche essere pronunciata la sentenza. Sempre ieri il gip Giovanni Petillo ha prolungato di un anno la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti dell’indagato. Una decisione che è stata accolta con soddisfazione dai rappresentanti del Comitato dei genitori dell’istituto scolastico di Palosco, che proprio mercoledì mattina avevano organizzato una manifestazione per protestare contro la lungaggine della giustizia: «Possibile - hanno sottolineato - che la persona che si è macchiata di un reato così grave non sia stato ancora punito?».


A dare il là all’indagine era stato un bambino di 9 anni, che si era confidato prima con il fratello maggiore e poi con i suoi genitori, ai quali aveva spiegato di come, durante le lezioni, l’insegnante lo allontanava dalla classe, lo portava nell’antibagno nel seminterrato e lo molestava. Il padre e la madre del ragazzino si erano immediatamente rivolti ai carabinieri che, con il benestare del pm, avevano piazzatomicrocamere e cimici proprio in quel seminterrato. Lo stesso luogo dove l’insegnate, il 17 aprile dell’anno scorso, lo aveva riportato. Ma stavolta lera stato visto dai militari incollati ai monitor delle microcamere. Il maestro, colto in flagranza di reato, era stato arrestato. Successivamente erano emersi altri racconti degli alunni, alcuni delle elementari, altri delle medie.

di Michele Andreucci