di Gabriele Moroni

Bergamo, 17 aprile 2013 - Per qualche giorno, a sua completa insaputa, è stata la madre del killer di Yara Gambirasio. Indicata da chi o da cosa? Forse dai pettegolezzi, forse da voci di paese, dalle ineliminabili malelingue. Fino a sabato sera il suo dna è stato esaminato con ogni possibile cura dagli esperti del Ris di Parma. Fino alla conclusione: non è lei, questa signora che si chiama Antonietta e abita con il marito in una palazzina a San Lorenzo di Rovetta, la donna che ha dato un figlio a Giuseppe Guerinoni, l’autista di pullman di Gorno che la genetica ha indicato come il padre biologico dell’assassino di Yara. La ragazza di San Lorenzo che, secondo un ex collega, Guerinoni avrebbe «messo nei guai» una cinquantina di anni fa.

«Mi chiedo - la voce che pone la domanda è divisa fra stupefazione e rabbia - perché sono finita nel mirino. La gente parla e straparla, ma io non c’entro niente di niente. Guerinoni non posso dire chi è. Non l’ho mai conosciuto. L’ho visto sul giornale e ho chiesto a mio marito chi fosse. “È quello che dicono che suo figlio sia l’assassino di Yara”, mi ha risposto. Io non sono di San Lorenzo, sono di Clusone. Sono venuta qui dopo essermi sposata. Non parlo neanche con la gente di San Lorenzo. Perché invece qualcuno deve parlare a vanvera e mettermi in mezzo?».

Poche parole per descrivere un’avventura surreale. «Quando mi hanno chiamato i carabinieri ho pensato di avere commesso una infrazione con la macchina. Sono andata a Bergamo, se avessi saputo una cosa del genere non ci sarei andata. Mi hanno fatto le domande e ho spiegato che Guerinoni non lo avevo mai visto, non ero mai salita sul pullman. Mi hanno chiesto se volevo fare il dna. Assolutamente sì, non ho niente da nascondere».

Così è stato. La signora è uscita di scena. Con una coda di curiosità indigesta che la vicenda le ha lasciato attorno. «Io di figli illegittimi non ne ho mai avuti. Ho avuto la mia prima figlia a 22 anni e non a 15 o 16 come dicono lo abbia avuto quella ragazza. Poi sono nati due figli maschi. Non ho fatto niente. Non riesco a capire perché mi sono trovata in mezzo a questa storia». Se una pista è caduta, il mirino degli investigatori rimane puntato sul picolo centro della Bergamasca. Altri dna vengono analizzati dal Ris. La pista che porta a San Lorenzo di Rovetta non smette di essere battuta.