Sarnico, 24 agosto 2012 — Sgradita. Questa la connotazione della presenza di Renato Vallanzasca a Sarnico, almeno a livello istituzionale. L’ex bandito della Comasina, il mammasantissima della mala milanese, il pluriergastolano, si trova in riva al lago d’Iseo. Lavora: fa il commesso in un negozio nell’ambito del progetto che permette ai detenuti di confrontarsi con il mondo esterno in maniera utile. Messa così, nulla di male. Del resto, questa per Vallanzasca non è la prima esperienza del genere.

Solo che stavolta le polemiche hanno assunto la violenza della sarneghera estiva (burrasca tipica del Sebino): nel 1977, a Dalmine, René e i suoi, hanno ammazzato due agenti della Polstrada. La vedova di uno di loro, Gabriella Vitali, sposa dell’agente D’Andrea, saputa tale coincidenza è balzata sulla sedia.
Ma a fare un salto, anche in questo caso non di gioia, ci sono anche il prefetto di Bergamo, Camillo Andreana, e il sindaco di Sarnico, Franco Dometti.

Il primo ha preso carta e penna e ha indirizzato al ministero della Giustizia tutta la sua contrarietà a una presenza che al palazzo del Governo è stata comunicata nemmeno un mese fa, appena pochi giorni prima dell’entrata in servizio del commesso Vallanzasca: «Ribadiamo l’esigenza di far cessare immediatamente questo stato di cose», il pensiero. Non si pensi che sia un’iniziativa di poco conto: il prefetto, con questa missiva (che, a oggi, non ha avuto risposta) è andato ben oltre le sue competenze istituzionali. Segno evidente di quanto sia esteso il malessere: «Una scelta illogica e inopportuna — ha scritto Andreana — Chiediamo l’immediata revoca della decisione». A margine una serie di considerazioni ed argomentazioni documentali e personali.

Al coro partecipa anche il sindaco del posto, Franco Dometti. Lamenta prima un problema di prassi e di delegittimazione («Nessuno mi aveva informato di questa presenza anche se pare che qui tutti sapessero. Tutti tranne me che dovrei essere il primo a venire a conoscenza di fatti simili»), poi quello di opportunità: «Sono favorevole ai programmi di recupero dei detenuti — rimarca — ma in questo caso mi sembrano evidenti problemi di incompatibilità nella presenza di Vallanzasca sul territorio bergamasco».

E lui? Vallanzasca tira dritto e chiede di essere lasciato in pace. «Non cerco clamore, voglio solo lavorare», dice. Ma sa che lui la normalità, quella normalità propria della gente, per lui resterà una chimera. Infatti, da quando è intento all’opre commerciali (un suo pallino), la prefettura ha disposto un costante monitoraggio: in simili circostanze non è prevista la presenza a tempo pieno di forze dell’ordine, ma stavolta l’eccezione è doverosa.
«Un servizio discreto», ci tiene a sottolinare il viceprefetto Clemente Di Nuzzo, che segue permanenza e spostamenti di Vallanzasca nel territorio bergamasco.

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