di Luca Salvi

Bergamo, 29 maggio 2012 - Parte l’università post-Gelmini. Sei dipartimenti prenderanno il posto delle 6 facoltà e 18 dipartimenti pre legge 240 del 2010 (appunto la cosiddetta riforma Gelmini). «Un’organizzazione più snella e razionale», spiega il rettore Stefano Paleari. Intanto è imminente la partenza dei cantieri di rifacimento del campus di economia e giurisprudenza (a fine luglio) e il via libera a quello di area umanistica (conclusione per fine 2013), nonostante altri tagli al fondo di finanziamento ordinario (a Bergamo sono venuti meno già 4 milioni di euro in 3 anni).

«Dopo un lungo lavoro di riorganizzazione — afferma Paleari — questa mattina il senato accademico ha approvato lo scioglimento dell’attuale struttura che regola la didattica e la ricerca, come prevede la “riforma Gelmini”, e la trasformazione in 6 dipartimenti». Si passa dalle 6 facoltà (economia, scienze della formazione, ingegneria, scienze umanistiche, giurisprudenza, lingue e letterature straniere) e 18 dipartimenti a 6 dipartimenti tout court, le cui denominazioni saranno definite tra un mese ma non dovrebbero discostarsi troppo da quelle delle ex-facoltà. «Ora ai dipartimenti non farà più capo solo la ricerca ma anche la didattica e i docenti saranno raggruppati in aree disciplinari più omogenee di prima. Una semplificazione nella governance e un processo di riazzeramento-snellimento della situazione».

I docenti continueranno a far parte dei consigli di corso di studio, ma non appariranno più divisi tra diverse facoltà, come in precedenza quando docenti di diritto erano dislocati tra giurisprudenza e lettere o docenti di economia afferivano alla facoltà di lingue. Inoltre l’università risparmierà sulle indennità riservate ai ruoli apicali (10mila euro l’anno) che da 24 (6-18) passeranno a 6. Ora via con le nomine. Entro il 20 luglio saranno scelti i 6 direttori di dipartimento, 5 dei quali faranno parte del nuovo senato accademico, eletto l’8 ottobre prossimo. Nel massimo organo ufficiale entreranno anche 2 studenti (non più 3 come prima, ma su un totale di 18 membri e non più 25) le cui elezioni sono previste per lo stesso mese. Nel Cda (che la riforma riduce da 17 a 11 membri) gli studenti rappresentanti saranno 2. Tre gli esterni, indicati da un comitato consultivo (rettore, sindaco, presidente di Provincia, presidente di Camera di Commercio).