di Alessandro Borelli

Bergamo, 1 maggio 2012 - La campagna voluta dal Centro diocesano per la Pastorale sociale nelle parrocchie è già cominciata da settimane: nelle bacheche di chiese e oratori, infatti, è comparso un cartello con un segnale di divieto apposto sul carrello della spesa e uno slogan altrettanto chiaro, «Senza la domenica non possiamo vivere».

Un modo per dire “no” agli abusi nelle aperture festive dei negozi, consentite senza vincoli dalla nuova legge sulle liberalizzazioni, e che torna d’attualità nella giornata odierna del Primo Maggio, Festa dei lavoratori, nella quale molti esercizi commerciali, in particolare gli ipermercati, hanno deciso di tenere le saracinesche alzate. Una scelta che ha scatenato parecchie polemiche, non soltanto dal fronte sindacale. Un documento del Centro diocesano riafferma con forza «il valore del riposo festivo, per il suo radicale valore umano e umanizzante, come liberazione dalle degenerazioni antisociali del lavoro umano e come condizione per un più pieno sviluppo della persona».

Proprio da queste riflessioni, oggi alle 16 a Cisano Bergamasco, prenderà le mosse l’incontro voluto dal vescovo, Francesco Beschi, con il mondo del lavoro: l’appuntamento è nella sala di via Mayer 6 e a discutere con monsignor Beschi, nell’Anno internazionale delle cooperative, ci saranno rappresentanti del mondo della cooperazione. «Ciò che sta avvenendo — insiste don Francesco Poli, direttore del Centro diocesano per la pastorale sociale — interpella soprattutto i laici nell’azione pastorale. Si vuole riaffermare il grande valore del lavoro e l’impegno concreto delle comunità». Sulla stessa lunghezza d’onda, anche se con motivazioni diverse, il segretario provinciale Cgil, Luigi Bresciani, che anche attraverso Facebook ha invitato i consumatori a fare la loro parte: «Piuttosto che andare a fare la spesa — ribadisce —, vadano, se possono, in montagna». Il direttore di Ascom Bergamo, Luigi Trigona, cerca di smorzare il fuoco delle polemiche: «Lavorare non significa non onorare la festività che, peraltro, non ha carattere religioso». Fuori dal corola voce del segretario cittadino dell’Udc, Federico Villa, il quale, in una lettera aperta sottolinea come «sia necessaria una nuova produttività d’eccellenza in grado di fare sintesi fra flessibilità e garanzie sociali, così da adattarsi alle nuove esigenze del mercato».