Boltiere, 14 luglio 2011 - Dopo essere stato sorpreso a fare il saluto romano e a inneggiare ai pellegrinaggi sulla tomba di “zio Benito” un politico del Pdl bergamasco è stato costretto a fare pubbliche scuse. Maurizio Testa, per tre mandati consigliere provinciale di centrodestra e attuale vicesindaco di Boltiere, è stato tradito da Facebook. O meglio dal fratello gemello Arturo, che ha pubblicato sulla propria pagina una foto dei fratelli con due amici, tutti in maglietta nera e impegnati a fare un saluto romano sulla tomba di Mussolini a Predappio.

Il tutto accompagnato dalla didascalia: “Siamo stati a visitare lo zio Benito e ci ha dato ancora una volta quegli stimoli per affrontare questo periodo particolare di questa società malata. Bisogna andare ogni tanto per rientrare poi attivi e pieni di voglia e di forza che solo lui può dare. Meditare qualche minuto sulla sua tomba è ancora emozionante. Noi tireremo diritto”.
 

La foto è stata scoperta dal blog “Il polemico” di Roberto Pinotti, che l’ha resa pubblica. Foto e didascalia sono stati subito ritirati, ma su Testa si è scatenata una bufera di polemiche. Tanto che in un primo momento si era limitato a scrivere al blog per invitare a non “mischiare la vita attuale con un pò di folklore”. Ma alla fine Testa ha dovuto fare pubbliche scuse: “Chiedo scusa a tutte le persone che si sono sentite offese nel mio gesto di saluto romano - ha scritto in un comunicato - effettivamente nel ruolo che copro è stato un gesto inopportuno, di leggerezza e fuori luogo.

Non era mia intenzione offendere nessuno. Come diceva mio padre il fascismo è nato, vissuto e morto con Mussolini, mi sono da sempre riconosciuto nella democrazia, nel tricolore, nella libertà”. Nei mesi scorsi una polemica simile era scoppiata intorno al consigliere leghista di Ponteranica Nicola Locatelli che si era messo in un fotomontaggio a fianco di Mussolini, mentre un anno fa l’assessore Pdl di Seriate Gabriele Cortesi aveva partecipato a un raduno di nostalgici ed era stato fotografato mentre faceva il saluto romano. Per entrambi c’erano state richieste di dimissioni che non avevano però avuto seguito.