Atalanta-Psg. Sportiello, dal Covid a una notte da protagonista

Il portiere brianzolo titolare, causa l'infortunio di Gollini, stasera a Lisbona 4 mesi dopo la positività al virus. Sarà uno dei protagonisti inattesi insieme all'altro lombardo Caldara

Marco Sportiello

Marco Sportiello

Bergamo, 12 agosto 2020 - Due lombardi protagonisti delle finali di Champions Laeague. Nelle finali di Lisbona ci sarà poca Italia, con la sola Atalanta, e gli unici giocatori nostrani che calcheranno l’erba del Da Luz dovrebbero essere il 26enne difensore Mattia Caldara, bergamasco di Scanzorosciate, e il 28enne portiere Marco Sportiello, brianzolo di Seregno.

Entrambi ‘eroi a sorpresa’, entrambi protagonisti di storie curiose. Nessuno di loro avrebbe dovuto esserci se le cose fossero andate diversamente. Caldara nell’ultimo anno e mezzo era stato al Milan, travolto da una valanga di gravi infortuni: appena due presenze in Coppa Italia in 18 mesi e alle sue spalle voci maligne, su una carriera che sembrava chiusa a 25 anni per eccessiva fragilità.

A gennaio il ritorno in prestito a Bergamo, in sordina, le prime apparizioni, poi gli acciacchi di Palomino e Djimsiti a lanciarlo titolare nella doppia sfida con il Valencia e adesso contro il Paris St Germain.

Ancora più intricata la storia da romanzo che ha portato tra i pali Sportiello nella notte più importante della sua altalenante carriera tra alti e bassi. Nel gennaio 2017 il portiere brianzolo, pur con un contratto triennale, era andato via da Bergamo sbattendo la porta, con alcune dichiarazioni non gradite ai tifosi, dopo attriti con Gian Piero Gasperini che gli aveva preferito Berisha. Due anni e mezzo tra Firenze, dove combina poco e viene criticato, e poi a Frosinone per una mesta retrocessione in B con qualche sua ‘papera’.

La scorsa estate il ritorno a Bergamo accolto da mugugni sui social e da fischi la sera del raduno. A seguire un lento percorso di tanto lavoro e scuse pubbliche per quelle vecchie polemiche. Pace fatta, una manciata di partite con il turn over e quello che sembrava il lieto fine della favola: il 10 marzo a Valencia dentro da titolare in extremis perché Gollini si rompe un mignolo nella rifinitura. Debutto in Champions (e assoluto debutto europeo a 28 anni) nella gara più importante della storia atalantina.

Sportiello fa il suo, la Dea vince 4-3 ma al rientro il portiere scopre la positività al Covid, contratto nella trasferta valenciana: sarà sempre asintomatico ma positivo a quattro tamponi, in un incubo che finisce a maggio.

Con il ritorno agli allenamenti, poi qualche altra gara da titolare, fino all’infortunio al ginocchio di Gollini che lo ha proiettato da protagonista sul palcoscenico di Lisbona: stasera tocca a lui, quattro mesi dopo aver scoperto la positività al Covid, toccherà ai suoi guanti respingere Neymar e compagni. Così è la vita, così è il calcio. Anche per il terzo lombardo presente: il 29enne portiere lecchese Francesco Rossi. Non un predestinato: un onesto professionista in serie C, mai chiamato dalla B. A Bergamo, dove è cresciuto nelle giovanili, fa il terzo dal 2015, senza mai apparire, mai un’intervista, accontentandosi di giocare i minuti di recupero dell’ultima di campionato, per un totale a 29 anni di tre gettoni in A con circa venti minuti in campo negli ultimi tre anni. Stasera sarà il secondo e non si sa mai cosa può succedere nel calcio d nella vita…